25 maggio 2018 - 09:20

Quando Firenze risorse
in meno di un mese
Sotto gli occhi del mondo

Il sindaco invita il neo premier Conte alle celebrazioni per i 25 anni dall’attentato. Noi ripercorriamo l’evento attraverso le pagine del Corriere della Sera

di Edoardo Lusena

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Lo choc, l’ira, la risposta. Sfogliando le pagine del Corriere della Serache dal 28 maggio del 1993 arrivano fino al 21 giugno dello stesso anno si è in grado di cogliere nitidamente questi tre colori. Quando le prime agenzie sull’esplosione delle 1,04 in via dei Georgofili a Firenze arrivarono a Milano nel cuore della notte l’edizione era già chiusa. Fu il giorno dopo, il 28 maggio appunto, che l’apertura della prima pagina non lasciava nessun dubbio su quanto era successo: «Tornano le stragi, morte a Firenze».

Non erano neanche passate due settimane dall’attentato ai Parioli a Roma che un’altra autobomba esplodeva, questa volta a due passi dagli Uffizi. Nelle prime cinque pagine che il giornale dedicò alla strage si toccano tutti gli aspetti: dalla cronaca alle indagini, con il procuratore Piero Luigi Vigna che, per quanto riguardava gli artefici, disse: «Mafia, ma non solo». «Non potremo mai perdonare gli assassini» gridavano i fiorentini e Carlo Bo in un corsivo scriveva di una «spietatezza che neppure la guerra aveva raggiunto». L’allora ministro dei Beni culturali Alberto Ronchey ipotizzò: «Riapriremo gli Uffizi entro sei mesi», la storia andò diversamente.

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Georgofili, a 25 anni dalla bomba

Firenze era ancora fumo e rabbia l’indomani quando in centomila hanno riempito piazza Santa Croce con fischi alla politica e un messaggio a Cosa Nostra: non ci fate paura. Si piangono i morti e si contano i danni. Ma si rimboccano già le maniche: al timone degli Uffizi c’è una donna minuta ma risoluta. Si chiama Annamaria Petrioli Tofani. Il 29 maggio una scommessa: «Gli Uffizi vogliono riaprire fra un mese». Nonostante tutto, nonostante la violenza. Parte delle opere sono colpite gravemente, sembra a morte. E Luigi Baldacci scrive: «Sono tre i capolavori che non potremo più ammirare». L’articolo indica l’Adorazione di Gherardo Delle Notti e i due quadri di Bartolomeo Manfredi: il Concerto e i Giocatori di Carte che sabato, ultima opera da salvare, si mostrerà restaurata grazie al crowdfunding «Cultura contro terrore». Nel frattempo sul fronte delle indagini spunta un supertestimone: un turista francese ha visto a bordo del Fiorino poi esploso un «biondino» che sarebbe addirittura tornato sul posto dopo l’esplosione.

Il mondo guarda a Firenze con apprensione e ammirazione. E Firenze stupirà tutti il 20 giugno, neanche un mese dopo l’attentato, con gli Uffizi che riaprono i battenti. «È un miracolo, siamo grandi» dirà il Capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro. In migliaia aspettano in coda di rientrare nella Galleria, è una festa. Dolorosa, ma una festa. Sporcata solo dalle proteste dei bancarellai sfrattati dai porticati dal decreto Ronchey: si presentano nel piazzale con trombe da stadio apostrofando il sindaco con «Morales boia».

«Da sindaco di Firenze mi piacerebbe che il professor Conte potesse avere la possibilità di partecipare come primo evento pubblico nel suo ruolo alla commemorazione della strage dei Georgofili, nel venticinquesimo anniversario, di quella che è una ferita profonda contro la quale l’unico antidoto è l’unità di tutte le istituzioni e della città di Firenze. Sarebbe un bel gesto». Parole di Dario Nardella che ieri ai cronisti ha annunciato l’invito al presidente del Consiglio designato per le cerimonie della notte fra domani e domenica. Ancora non vi sarebbero conferme sulla presenza di Conte, già professore proprio a Firenze. Quello del corteo notturno, che ogni 27 maggio muove da Palazzo Vecchio fino all’olivo in via dei Georgofili alle 1,04 è uno dei momenti più simbolici del fitto calendario di appuntamenti che quest’anno, a 25 anni dall’attentato sarà particolarmente carico di emozione.

Se il ricordo delle cinque vittime è indelebile, quello dei danni inferti al patrimonio culturale trova un nuovo simbolo. Si tratta dei Giocatori di carte di Bartolomeo Manfredi, l’ultimo quadro da recuperare tra quelli danneggiati dalla bomba ai Georgofili di 25 anni fa. Quell’opera domani alle 12 nel Salone dei Cinquecento tornerà visibile in un incontro aperto a tutta la città, introdotto dal saluto del sindaco Dario Nardella. Un ritorno dopo 24 anni nei depositi e quasi un anno di cure da parte della restauratrice Daniela Lippi. È il risultato finale raggiunto dal crowdfunding «Cultura contro terrore», promosso da Gallerie degli Uffizi, Corriere Fiorentino e Ubi Banca nel giugno scorso e che ha raccolto oltre 26 mila euro che hanno consentito anche il recupero della cornice e della realizzazione di una pubblicazione insieme all’editore Mandragora.

La storia del restauro, creduto impossibile e concluso grazie alla tecnologia (e alla foto in altissima definizione del quadro prima della bomba, offerta da Scala archives, partner del progetto con Once e Mandragora) si intreccia a quella dell’anniversario dei 25 anni dall’attentato. Una ricorrenza fatta di tante storie che saranno raccontate nello speciale gratuito che sarà in edicola domani con il Corriere Fiorentino. In 24 pagine si ripercorre la storia della città da quella notte in cui il Fiorino piazzato dalla mafia esplose, fino a oggi, attraverso tante testimonianze, con il quadro a fare da anello di congiunzione. Anzi da testimone, come l’ha definito il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, che ha annunciato che la sala di accesso al Vasariano in cui si trovavano i Giocatori, diventerà una sorta di sala memoriale, una volta conclusi i lavori al Corridoio. Nel frattempo, dopo il corteo delle 1,04, domenica notte il quadro restaurato sarà visibile nell’auditorium Vasari eccezionalmente aperto per l’occasione. E qui resterà visibile fino al 2 giugno.

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