17 marzo 2019 - 16:20

Bernardo: «Io e il sorriso del PapaL’ho invitato a venire a San Miniato»

L’abate di San Miniato, Francesco e gli esercizi spirituali: «Luzi è stato il mio Virgilio»«Ho detto al Pontefice e alla Curia romana che sarebbe bello averli qui nella basilica»

di Mauro Bonciani

shadow

«È presto per tracciare il bilancio. Nel mio cuore ho lo stupore per un’esperienza misteriosa più grande di me, i due colloqui con il Santo Padre, momenti di grande intensità, di enorme ricchezza spirituale e umana e la grazia che ho avuto di salutare il sesto anniversario della sua elezione (il 13 marzo, ndr) con i versi della poetessa Margherita Guidacci, un invito a “essere capace dell’impossibile” come Papa Francesco è capace di fare».

Appena il tempo di tornare da Ariccia, dai sei giorni in cui ha guidato gli Esercizi spirituali della Curia romana con Papa Francesco, e padre Bernardo si è rituffato nella vita della basilica di San Miniato, con il cuore e la mente rivolti all’esperienza vissuta. Alle meditazioni che hanno avuto come filo conduttore la poesia di Mario Luzi, Firenze, La Pira, la speranza. Bergoglio venerdì, alla fine degli Esercizi lo ha salutato ringraziandolo così:«Mi ha colpito il tuo lavoro per farci entrare nell’umano, capire che Dio si fa sempre presente nell’umano». E ancora scherzando sui titoli delle meditazioni, i versi di una poesia di Mario Luzi dedicata alla basilica di San Miniato: «Mi hai fatto ridere quando hai detto che qualcuno, leggendo i titoli delle meditazioni, forse non capiva cosa ha fatto la Curia: forse hanno affittato una guida turistica che li portasse a conoscere Firenze e i suoi poeti… E anch’io nella prima meditazione sono stato un po’ disorientato, poi ho capito il messaggio».

«Avevo messo in conto — sorride l’abate — il rischio che si pensasse a un’estetizzazione di Firenze e al municipalismo che affigge la città, o che si incorresse in una confusione tra livello ecclesiale, civile e politico, che per me sono ben distinti. La bellezza non è estetica, lungi da me l’essere guida turistica. Ho scelto la poesia per un tracciato di bellezza. Ho voluto ricordare — aggiunge —— che ognuno nel suo cuore ha un piccolo poeta e un piccolo monaco». Nel saluto Papa Francesco ha affermato di avere pensato molto alla Gaudium et Spes «Il documento conciliare che ha più resistenze anche oggi», aggiungendo rivolto a padre Bernardo Gianni: «In qualche momento io ti ho visto così: con il coraggio dei Padri conciliari».

«È stato molto generoso con me, con il suo grande cuore di padre. Umilmente nella Gaudium et Spes e nella Lumen Gentium ho trovato le radici del suo magistero, del suo servizio, delle ragioni della Chiesa, e consonanze con il mio sentire. Papa Francesco ha riproposto l’umanesimo cristiano, anche con le sue parole a Firenze nel 2015. Il Vangelo non è ideologico o astrattismo culturale ma si traduce in atti, in verità, nella dignità dell’uomo, è un programma nel mondo e ognuno, credente e non, deve essere responsabile. Nelle meditazioni, partendo dalle situazioni di sofferenza, della “cenere” evocata da Luzi, del marciume di cui parla Simone Veil, ho sottolineato che la bellezza riaccende i cuori, che dalla memoria c’è concretezza e speranza, soprattutto per i giovani. È lo sguardo di amore che cambia le cose». Se Luzi «è stato un po’ il mio Virgilio, e l’ho usato per portare la Curia romana fuori dal palazzo», dice padre Bernardo, la città è stata tema ricorrente nelle meditazioni: «La città è la sfida dell’uomo: o diventa una Babele e si distrugge o è la Gerusalemme celeste che La Pira sognava, anticipando qui la pace. Ho detto con forza, un fatto che devo alla Evangelii Gaudium 71-75 — «Dare luogo al bene nelle città» — che bisogna cercare Dio nelle città, dove vive l’uomo, non nella dimensione religiosa o monastica; una sfida che ha toccato alcune corde del Papa perché è stata una parte della sua vita». Non c’è un Papa pubblico e uno privato — aggiunge l’abate di San Miniato — Se lo avete visto serio è perché si è immerso nella preghiera, nel silenzio. E finiti di Esercizi spirituali è tornato a scherzare, al suo sorriso».«Chiamando un monaco a guidare le meditazioni Bergoglio cercava uno sguardo inconsueto — conclude padre Bernardo — E come li ho invitati il primo giorno ad affacciarsi simbolicamente dalla terrazza di San Miniato per guardare Firenze e la sua bellezza, l’ultimo giorno ho detto al pontefice e alla Curia romana che sarebbe bello averli in basilica, così da fare esperienza dal vivo dei giorni di meditazione appena passati. Noi monaci ogni tanto andiamo in gita insieme... da qui l’invito».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT