27 ottobre 2021 - 06:55

Prato, don Spagnesi, il «prete pusher» chiede il patteggiamento a 3 anni e 8 mesi

La richiesta è ora al vaglio del giudice per le indagini preliminari, ma Procura e avvocati hanno trovato l’accordo. Il sacerdote era stato arrestato due mesi fa con l’accusa di spaccio di droga e l’appropriazione dei soldi della parrocchia

di Giorgio Bernardini

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Don Francesco Spagnesi ha concordato con la procura di Prato una richiesta di patteggiamento ad una pena di 3 anni e 8 mesi. I legali del prete arrestato il mese scorso per i festini a base di droga e per aver sottratto denaro alla sua parrocchia, oltre che per aver truffato i suoi fedeli, hanno trovato un accordo a indagini ancora in corso. Una procedura rara, che rende merito della piena confessione che il religioso, attualmente ai domiciliari in un luogo protetto, ha reso agli inquirenti. La richiesta è ora al vaglio del giudice per le indagini preliminari, che tenendo conto del parere favorevole delle parti vaglierà il patteggiamento in un’udienza specifica.

In questo schema dal quadro investigativo a carico del prete, uscirebbe di scena l’accusa di tentate lesioni gravi, quella più pesante dal punto di vista penale, che riguarda la possibilità che don Francesco abbia taciuto malattie sessualmente trasmissibili ai suoi partner. Un’accusa che dopo la negatività del suo compagno abituale è finita per naufragare. Don Spagnesi, al contrario, ha ammesso le proprie responsabilità per i reati che riguardano le vicende di droga, ovvero lo spaccio e il traffico internazionale per l’acquisto di Gbl (la cosiddetta droga dello stupro). Allo stesso modo ha confermato ogni addebito per i reati che riguardano il denaro: l’appropriazione di centinaia di migliaia di euro dai conti della parrocchia dell’Annunciazione alla Castellina – che lui ha guidato sino a settembre - e la truffa per i soldi ottenuti con l’inganno dai suoi fedeli. Questi sono i capi d’accusa che in considerazione delle attenuanti (ad esempio il fatto che da subito abbia collaborato con gli investigatori) portano la pena a 5 anni e 2 mesi. Al conteggio va infine applicato lo sconto di un terzo della pena, dovuto al fatto che si tratta di un patteggiamento in corso d’indagine: 3 anni e 8 mesi è dunque il conteggio finale.

Anche al compagno dell’ex parroco, che in concorso con lui aveva comprato e spacciato droga, è stata concessa la possibilità di patteggiare una pena: 3 anni e 2 mesi in totale, a cui vanno tolti 13 mesi per le stesse ragioni tecniche di cui sopra (dunque 2 anni e 1 mese come pena finale). Una volta accolte dal giudice, le pene diverranno definitive e sconterà il periodo ai servizi sociali, oltre che in una comunità terapeutica per curare la sua dipendenza. In attesa del processo canonico, che eventualmente stabilirà il suo percorso futuro all’interno della Chiesa.

Non ci sarà dunque, qualora la richiesta di patteggiamento venga accolta, un processo che porterà in un’aula pubblica i particolari della vicenda di cui è stato protagonista il giovane prete. E questa è stata certamente una considerazione che ha guidato a questo patteggiamento la difesa del religioso, rappresentata dai legali Federico Febbo e Costanza Malerba. Allo stesso modo l’accusa, al netto della delicatissima vicenda della malattia sessualmente trasmissibile, ha visto riconosciuto in toto il suo impianto probatorio. E ha di fatto chiuso in meno di due mesi un’indagine che ha segnato duramente la comunità pratese.

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