14 settembre 2018 - 09:53

Ma la Lega ballerà da sola o no?
Centrodestra al bivio Firenze

Le manovre per le Comunali: candidato modello Guazzaloca. Incontro Salvini-Cerrina

di Paolo Ceccarelli

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Cercasi coalizione e candidato per impresa storica: conquistare Palazzo Vecchio. I vertici del centrodestra non vanno in giro con questo annuncio stampato sulle magliette, ma il pensiero è già alla sfida elettorale del prossimo maggio. Perché, per effetto della crisi del Pd e del vento in poppa di cui sta godendo la Lega, mai come questa volta si sentono competitivi. Così sono cominciate le grandi manovre per Palazzo Vecchio: incontri con possibili candidati sindaco, screening delle candidature che stanno arrivando per il consiglio comunale, idee per impostare la campagna. Un suggerimento sul nome per la corsa a sindaco sembra averlo dato Matteo Salvini, che mercoledì ha ritwittato un articolo di Ginevra Cerrina Feroni, costituzionalista dell’Università di Firenze (e editorialista del Corriere Fiorentino), sull’immigrazione. «Una professoressa di Diritto costituzionale smonta la narrazione (sinistra) di un’Italia diventata “disumana e razzista”», ha scritto il leader del Carroccio condividendo l’articolo pubblicato da Il Messaggero. Salvini e Cerrina Feroni si sono incontrati nei mesi scorsi, a margine di una delle tappe elettorali del segretario del Carroccio in Toscana. Né questo faccia a faccia né il tweet del ministro dell’Interno possono essere letti come endorsement, ma certo sono un’apertura di credito. «La verità è che stiamo vedendo molti possibili candidati, ma per ora non ci ha convinto nessuno», spiegano i toscani della Lega, a cui Forza Italia e Fratelli d’Italia sono pronti a riconoscere l’onore e l’onere di fare il primo nome. C’è già un accordo sul profilo che dovrà avere l’uomo o la donna scelti per la sfida a Dario Nardella: civico, di rottura col passato ma senza essere un rottamatore di destra («Una personalità divisiva a Firenze non funzionerebbe», dicono tutti nel centrodestra), capace di portare in dote un pacchetto di voti suoi, decisivi all’eventuale ballottaggio. Il modello è Giorgio Guazzaloca, il presidente dei commercianti che espugnò la rossa Bologna nel 1999. O, per restare in Toscana, l’avvocato Luigi De Mossi, che ha strappato Siena al Pd. Ma prima di ogni nome, c’è da sciogliere un grande nodo: il centrodestra si presenterà unito o no? La divaricazione a livello nazionale, con il Carroccio al governo con i Cinque Stelle e Fi e FdI all’opposizione, potrebbe diventare locale. «Inutile girarci intorno: è la Lega che deve decidere», dicono berlusconiani e sostenitori di Giorgia Meloni. La scelta finale la farà Salvini, ma nel Carroccio toscano convivono sentimenti contrastanti. C’è chi è convinto del modello toscano che ha portato alle vittorie a Pisa, Siena, Massa (coalizione con i tre partiti più liste civiche) e vuole replicarlo anche a maggio. Probabilmente è la maggioranza del partito, ma non mancano gli «sparigliatori», quelli che pensano a una corsa solitaria della Lega, magari accompagnata da qualche lista civica, per fare il pieno già al primo turno e invitare al voto utile gli elettori di Fi e FdI al ballottaggio, senza fare apparentamenti. Con il rischio (o la tentazione?) di prosciugare i bacini elettorali dei due soci di centrodestra. «Il centrodestra deve essere molto compatto. Noi e la Lega abbiamo elettorati diversi e questo è ancora più vero in una città come Firenze dove la sinistra è ancora forte. Per questo penso non sia interesse del Carroccio prosciugarci», getta acqua sul fuoco la deputata azzurra Deborah Bergamini. E poi c’è il nodo dei rapporti tra Lega e Cinque Stelle. Un’alleanza locale sembra fuori dall’orizzonte — basti pensare agli attacchi del sindaco grillino di Livorno Filippo Nogarin a Salvini — ma le cose possono cambiare velocemente. A testimoniarlo è il messaggio che il coordinatore toscano di Forza Italia Stefano Mugnai manda al Carroccio: «Noi in Toscana abbiamo visto che il M5S è il contenitore del peggio del peggio del vetero-comunismo, quanto di più distante ci sia dalla cultura e dagli uomini di centrodestra». Giovanni Donzelli di FdI la mette in positivo, ma il concetto è lo stesso: «Squadra che vince non si cambia. Abbiamo tutte le intenzioni di scegliere insieme il miglior candidato, senza mettere bandierine». Se non quella del centrodestra sulla Torre di Arnolfo. Paolo Ceccarelli

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