5 maggio 2019 - 15:17

Salvini chiude il tour elettorale: «Volete cambiare la storia di Firenze?»

Il vice premier al Galluzzo davanti a 300 persone: «Quello che conta è il futuro: se volete che sia migliore dovete scegliere Bocci»

di Giorgio Bernardini

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«La volete cambiare la storia di Firenze?!». Matteo Salvini lo chiede per due volte alla platea – poco più di 300 persone – che ascolta il suo discorso nell’ultima delle tappe del suo mini tour elettorale toscano, nello stanzone della sede di una società sportiva al Galluzzo. Venti minuti di attacchi e battute, con un passaggio fugace su Firenze: «Non saranno cinque anni facili – spiega prefigurando una vittoria di Ubaldo Bocci, sorridente al suo fianco - perché ci saranno cassetti e armadi da aprire, che sono così da oltre un cinquantennio». Nel mirino del vicepremier c’è il sindaco Dario Nardella, di cui fa cenno dipingendolo come «un burattino telecomandato» da Matteo Renzi, «un personaggio che oggi fa finta di non conoscere». E ci sono i giornalisti, colpevoli di «riportare ogni giorno dichiarazioni che io stesso non credevo di aver pensato». Il riferimento al cambiamento è invece affidato alla metafora calcistica: «Firenze è come il mio Milan: tutti mi dicono che abbiamo vinto tutto in passato, così come a Firenze non si fa altro che ricordare i fasti della città che fu. Ma quello che conta è il futuro: se volete che sia migliore dovete scegliere Bocci».

Piove forte, la domenica mattina del ministro dell’Interno comincia con i dossier sulla sicurezza che gli arrivano sul telefono cellulare. Scorre lo schermo vorticosamente, poi comincia a parlare e appare provato: piegato dalle polemiche con gli alleati di governo e dalle critiche che piovono sull’operato del Viminale. Snocciola per questo, a favore di telecamera, «le cifre dei reati in calo», propone il test antidroga per i parlamentari, si sofferma sulla necessità di «avere la galera certa per qualsiasi spacciatore». Fuori dallo stanzone si sentono rumoreggiare alcuni contestatori, circa quaranta persone guardate a vista dall’imponente servizio di polizia: «Qua ci sono solo fiorentini orgogliosi di essere tali – dice Salvini al microfono – altro che fascisti!». Tra un nuovo attacco a Enrico Rossi – «ha disastrato la Toscana» - e una lamentela verso i 5 Stelle –«non mi aspetto di essere attaccato dagli alleati ma dall’opposizione» - si avvia a chiudere il comizio. Comincia lo show dei selfie con il pubblico. Quaranta minuti di processione per uno scatto col leader: chi lo vuole baciare, chi gli fa coraggio, chi si lamenta di una situazione specifica. Un gruppo di mamme del quartiere dell’Isolotto gli consegna una lettera. Molti di quelli che si avvicinano per la foto fanno anche un dono al ministro. Olio, accendini placcati d’oro, penne, prodotti del territorio. Salvini tiene una busta di grande formato dove poggia i doni. Poi riparte per un altro comizio, destinazione Foligno.

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