3 marzo 2019 - 10:29

Il candidato della Lega: «Io?
Famiglia normale, senza gay»

Pontedera, è un caso la frase dell’aspirante sindaco Giuseppe Brini. Il deputato Ziello: inaccettabile

di Paolo Ceccarelli

shadow

«Io ho quattro nipoti, una famiglia normale, non ho gay...». Il candidato sindaco del centrodestra a Pontedera, l’avvocato Giuseppe Brini, lo dice così, en passant, nel discorso con cui inaugura la sua corsa verso le elezioni comunali di maggio. Accanto a lui ci sono la commissaria toscana della Lega Susanna Ceccardi e il deputato pisano Edoardo Ziello: si guardano interdetti, poi Ziello si copre sconsolato la faccia con una mano. Al tavolo della conferenza stampa c’è anche il deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli, che cerca di distrarre il candidato dicendogli: «Non conti nulla». Ma è troppo tardi: le parole di Brini, un indipendente scelto dal Carroccio, vengono trasmesse in diretta proprio sul profilo Facebook della Lega di Pontedera. E scoppia il caso.

«Che tristezza se a Pontedera prevalessero uomini come il candidato del centrodestra, che con le sue parole di oggi sui gay ha semplicemente rivelato quello che è la destra nel nostro Paese: retrograda, non rispettosa della dignità delle persone, medievale», dice il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. Il Pd va all’attacco con il sindaco uscente Simone Millozzi, secondo cui «Pontedera merita davvero altre parole ed altri valori». Poi i consiglieri regionali Antonio Mazzeo e Alessandra Nardini rincarano la dose: quelle di Brini sono «bestialità», Salvini, Ceccardi e Ziello «si scusino con i pontederesi e sostituiscano il candidato». Il deputato pisano del Carroccio prende le distanze da Brini: «La frase sui gay è inaccettabile, imbarazzante e non rispecchia in alcun modo il pensiero della Lega, partito inclusivo che guarda al futuro — dice Ziello — Per noi ognuno è libero di seguire l’orientamento sessuale che più lo aggrada e questo è testimoniato dal fatto che abbiamo iscritti e simpatizzanti omosessuali». La figuraccia è grande e avviene in un luogo simbolico: la nuova sede cittadina della Lega, che in passato è stato il quartier generale del Pd. Nei mesi scorsi le foto di Ceccardi che rimbiancava le pareti cancellando gli slogan dei Democratici finirono anche sui media nazionali. Non solo: poco dopo la frase sui gay Brini si lancia in una dissertazione — non ripresa dal video girato dai leghisti, interrotto poco prima — sul perché a Firenze è stato deciso di dedicare il Palasport a Nelson Mandela e non a un fiorentino.

Qualcuno nella Lega pensa di chiedere un passo indietro a Brini, che nel pomeriggio si scusa «se le parole che ho utilizzato possono aver offeso la sensibilità di persone che non debbono essere giudicate per la propria inclinazione sessuale». Il problema è che cambiare in corsa il candidato non è semplice. Probabilmente la questione sarà affrontata in una riunione da mettere in agenda in settimana, a mente fredda.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT