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«Vecchie e nuove canzoni. Con “8” il ritorno a casa»

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Due date al PalaAlpitour per i Subsonica che portano a Torino il loro tour europeo

Il detto evangelico secondo cui nessuno è “profeta in patria” non vale certamente per loro. Riecco i Subsonica. Samuel, Max Casaccci, Ninja, Boosta e Vicio, dopo i successi del tour europeo, tornano finalmente a casa. Domani sera e venerdì dalle 21 (biglietti a 34,50, 40,25 e 45 euro) saliranno sul palco del PalaAlpitour di corso Sebastopoli 123. In primo piano le canzoni del nuovo album “8”, lanciato dai singoli “Bottiglie rotte”, “Respirare” e “Punto critico”, ma anche i classici del repertorio in un viaggio musicale tra le emozioni. A parlare è Max Casacci, tra i fondatori del gruppo nato in riva al Po a metà anni Novanta.

Allora Max, come sarà il concerto? «Molto particolare, con il palco che si avvicina e si allontana. Saremo in otto, a parte la formazione tipo. Le canzoni saranno arricchite dalle immagini di Donato Sansone. I Subsonica sono da sempre molto attenti alla tecnologia. Siamo stati tra i primi gruppi ad avere un sito Internet e ad usare social ormai estinti come MySpace, che abbiamo riaperto da poco».

E dal punto di vista musicale? «Oltre ai brani dell’ultimo cd, risuoneremo i classici. Ce lo chiedono in tanti e non soltanto tra i fan. Anche Niccolò Contessa, leader della band romana I Cani, ha detto di essersi avvicinato alla musica grazie ai Subsonica».

Sul palco ci sarà il rapper Willie Peyote. È un tour molto torinese. «È un nostro fan da sempre e in particolare del primo album “Subsonica” che riproporremo dal vivo. Uno che intitola i suoi album “L’educazione sabauda” e “La sindrome di Turet” non può che richiamare Torino».

Negli ultimi tempi è esploso il fenomeno delle band indipendenti. C’è qualche analogia con quando avete cominciato? «Sì. Noi e gli Afterhours negli anni Novanta abbiamo riscritto le regole della musica. Adesso sta succedendo la stessa cosa».

Che posto ha “8” nella storia del gruppo? «È l’album che ha riportato tutti a casa».

Come ha vissuto questa separazione? «Penso che una volta intrapresa una strada, si debba continuare. Ora siamo più maturi. Analogie con i Beatles dell’ultimo periodo? Spero con esiti diversi».

Perché i Subsonica? «Sono da sempre amico di Samuel che, essendo più giovane, mi chiedeva consigli. Poi uno chiama l’amico e così via. Ero appena uscito dagli Africa Unite, non avevo voglia di imbarcarmi in un’altra band. Il nome è stato scelto con Samuel dopo aver scartato decine di ipotesi. Deriva da Subacqueo, un brano che ho scritto per gli Africa, e l’aggettivo sonica. Abbiamo unito il suono dei club, il reggae-dub, ed il rock».

Le canzoni a cui è più legato? «“Il cielo su Torino” e “Nuvole rapide”».

I Subsonica e i talent. «Non fanno per noi, siamo una band, da palco e da concerto. Non si esce dal “Discolabirinto”».

C’è ancora un sogno da realizzare per Max Casacci come musicista e per i Subsonica? «Abbiamo un presente pieno di soddisfazioni. Il nostro stile musicale è riconosciuto e preso a modello in tutta Europa, come dimostra il successo dell’ultimo tour. Possiamo solo continuare così».

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