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Roma, Firenze, Lecco: riflessi dal mondo arabo sul grande schermo

di Angiola Codacci-Pisanelli   21 settembre 2021

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Nelle sale appena riaperte arrivano i film mediorientali presentati nei grandi festival. La rassegna Middle East Now. E un seminario sulla cinematografia africana. Dalla newsletter de L'Espresso dedicata alla galassia araba

Doppia riapertura per i cinema italiani in questi giorni: è finita la pausa estiva ma si spera anche in un rilancio definitivo dopo le chiusure per la pandemia. E tra i nuovi titoli proposti ce ne sono molti in qualche modo legati alla cultura arabo-islamica. A partire dal più blasonato, quel “L'événement” che ha vinto il Leone d'Oro alla Mostra del Cinema di Venezia.

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Il film che la regista franco-libanese Audrey Diwan ha tratto dal romanzo di Annie Ernaux (edizioni L'Orma) sarà presentato a Roma giovedì 23, pezzo forte della rassegna “Il cinema attraverso i grandi festival” organizzata dall'Anec Lazio. Tra le attrici principali, Luana Barjami, giovane attrice franco-kosovara, indimenticabile in "Portrait d'une jeune fille en feu", che ha debuttato come regista all'ultimo festival di Cannes con "La colline où rugissent les liones".

In arrivo, in versione originale con sottotitoli, molte proposte interessanti presentate a Cannes, Locarno e Venezia (programma completo sul sito aneclazio.com). Molte sono legate alla cronaca del Medio Oriente: in “Amira” il regista egiziano Mohamed Diab racconta la storia di una ragazza nata grazie a una fecondazione assistita clandestina da un palestinese in carcere in Israele, mentre la crisi esistenziale di un medico mancato durante la guerra in Siria è al centro di “Al Garib” di Ameer Fakher Eldin, nato nell’ex Unione Sovietica da genitori siriani provenienti dalle alture del Golan (occupate dall’esercito israeliano nel 1967).

Con “A hero” il grande regista Asghar Farhadi torna in Iran per raccontare una storia di buoni sentimenti e grandi bugie (davvero l'eroe del titolo è così innocuo come si sa dipingere?). Una sorpresa è invece “Zalava” del curdo iraniano Arsalan Amiri, uno spaccato dell'Iran degli anni Settanta in chiave horror, tra demoni ed esorcisti, molto apprezzato alla Settimana internazionale della critica.

Torna a Firenze dal 28 settembre al 3 ottobre “Middle East Now”, festival di cultura mediorientale che presenta arte, fumetti, musica, ma soprattutto cinema, che riprende dopo un anno di pausa con 44 film, molti in prima nazionale, disponibili anche online, nella sala virtuale Più Compagnia. Come “Osama” di Siddiq Barman, dal focus sull'Afghanistan, storia di una bambina che per sfuggire ai talebani si traveste da maschio.

«Abbiamo spettatori che arrivano da tutta Italia e dall'estero: Svizzera, Francia, Israele», racconta Roberto Ruta, fondatore e direttore artistico del festival insieme a Lisa Chiari. Ruta segnala in particolare “Cue”, «sulla scena dance dell'Arabia Saudita, passata in pochi anni dalla clandestinità a eventi con 400mila persone» e il documentario “Zip It”, ritratto di Mohanad Kojak, «astro nascente della moda egiziana, che permette di immergersi nelle contraddizioni della vita di uno stilista gay in un Paese come l'Egitto». Da non perdere i film libanesi «che mostrano spiragli di guarigione nel Paese martoriato attraverso la vitalità di autori e iniziative come Aflamuna, piattaforma gratuita di film arabi indipendenti». (Programma completo su middleastnow.it)

A Barzio (Lecco) è invece in programma nel weekend del 2 e 3 ottobre un seminario di studi sul cinema africano, “African Flow”. Lo organizza per il Coe (Centro orientamento educativo) Annamaria Gallone, colonna del Fescaal, il festival milanese che è da trent'anni la rassegna più interessante sul cinema africano, asiatico e latino-americano. Sono due giornate di studi rivolte a «studenti e studiosi, neofiti e curiosi, appassionati d'Africa, giornalisti, viaggiatori”, racconta Gallone. «Cercheremo di raccontare anche a chi non sa nulla di cinema africano una cinematografia diversa come è diversa l'Africa».

In programma lezioni, visione di spezzoni di film e incontri con esperti come Thierno Ibrahima Dia, Daniela Ricci e Giulio Sangiorgio, e il regista Elia Moutamid (“Talien”, “Kufid”). Ospite d'onore, dall'Algeria, Rachid Benhadj che presenterà "Matares", storia dell'amicizia tra un bambino algerino musulmano e una bambina cristiana immigrata (Premio "Ambasciatore d'Umanità" dal Consiglio Italiano per Rifugiati). (Programma e iscrizioni suo sito coeweb.org).