Ho visto cose

Il Grande fratello vip e la banalità del però

di Beatrice Dondi   7 ottobre 2022

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Alfonso Signorini si scrolla la cenere dal capo e si compiace della sua tv che da “orribile” diventa all’improvviso “coraggiosa”. E tutto torna a essere a suo modo rassicurante

Con una giravolta rapida ed elegante come una farfalla da ginnastica ritmica, il caso Bellavia passa da senso di colpa a colpo da share. Sembrava aver preso una botta mica da ridere il reality degli insostenibili vipponi.

Una corda tirata troppo sino a far sfuggire di mano la situazione, aveva portato alla pubblica flagellazione, e a tratti briciole di sincerità che sbucavano come particelle di polvere.

Capitan Signorini con il capo cosparso di cenere era saltato sul cavallo del bacchettatore, additando il branco di esecrabile bullismo. Poi, dati di ascolto alla mano, due conti sono stati fatti. E quella che era stata definita dallo stesso conduttore “Un'orribile pagina di televisione” diventa “Un'orribile pagina di televisione però”. Della serie, non sono razzista ma, la banalità del male, la banalità del ma. E si volta pagina come il risvolto della giacca rossa di velluto.

I bulli cacciati con ignominia diventano le povere vittime dei social, la vittima comincia ad avere le sue piccole colpe, le scuse studiate di quelli che avevano mostrato alle telecamere il lato peggiore improvvisamente vengono accettate e lo spettacolo si siede alla tavola imbandita per mangiare a piene mani. Il Grande Fratello si esalta per aver portato nelle case con la c minuscola tanti “messaggi importanti”, uno “strumento formidabile per affrontare temi di rilevanza sociale”, evviva, bene bravi bis. Tutto finito, ovviamente, lo show riparte di slancio. Sghignazzi, scenate, molestie sessuali vere o presunte trattate con una leggerezza da manuale. E come si dice, niente di nuovo sotto al sole.

Lo scorso anno Signorini presentò il suo Gf bandendo il politically correct e si scatenò un florilegio di sessismo, razzismo, omofobia, battute di dubbio gusto, parolacce, cattiverie, un trionfo dell'orrido che serpeggiava nella voce di Katia Ricciarelli identificata come la strega cattiva, ogni ora, ogni minuto tanto poi arrivava il cazziatone bisettimanale del maestro Signorini e i mesi scivolavano via.

Quest'anno il gioco si è fatto pesantuccio e il programma ha vacillato ai limiti dell'onestà. Ed era ovvio che non poteva durare. A distanza di tre giorni lo zoo ridanciano ha ripreso il suo comodo posto in palinsesto, accartocciando le buone intenzioni della gogna imposta la puntata precedente, sventando il pericolo di dover riazzerare tutto cacciando i concorrenti uno a uno e buttandola, come dicono gli intellettuali letteralmente in vacca. Il risultato? Estremamente rassicurante. Perché dopo aver corso il rischio di pensare che il Grande Fratello potesse avere un seppur vago intento educativo si è sgombrato prontamente il campo ai fraintendimenti. E tutto è tornato nei ranghi dell'orribile televisione. Senza alcun però all'orizzonte