Il Patto su immigrazione e asilo riafferma il sistema di Dublino

Rifugiati afghani nel sud-est dell'Iran al confine con l'Afghanistan. Foto fornita dalla Mezzaluna rossa iraniana. [EPA-EFE/MOHAMMAD JAVADZADEH HANDOUT]

Il Parlamento europeo vuole che i richiedenti asilo che arrivano nell’UE facciano domanda di asilo nel Paese in cui arrivano, secondo quanto emerge da una bozza sulla posizione del Parlamento europeo sul Patto su migrazione e asilo, ottenuta da EURACTIV.

“Se un cittadino di un Paese terzo o un apolide intende presentare una domanda di protezione internazionale, la domanda deve essere presentata e registrata nello Stato membro di primo ingresso o nello Stato membro in cui il cittadino di un Paese terzo o l’apolide è legalmente presente”, si legge nel documento.

Inoltre, per le persone che arrivano irregolarmente in uno Stato membro dell’UE via “terra, mare o aria”, si specifica che “il primo Stato membro in cui si entra è responsabile dell’esame della domanda di protezione internazionale”.

Il Patto è il principale dossier sulla migrazione dell’attuale mandato legislativo dell’UE, che mira a rafforzare un approccio coordinato dell’UE in materia di asilo e migrazione. Il testo sarà votato a fine marzo dalla commissione Libertà civili del Parlamento europeo, dopo oltre due anni di negoziati.

La disposizione sulla richiesta di asilo nel Paese di arrivo segna un importante cambiamento di rotta da parte degli eurodeputati.

Nello scorso mandato, durante la Commissione Juncker, il Parlamento europeo aveva approvato a larga maggioranza una riforma del regolamento di Dublino, che definisce le procedure di asilo, per eliminare le disposizioni relative alla domanda di primo arrivo. Tuttavia, a causa della mancanza di accordo tra le istituzioni europee, la riforma non è mai diventata legge.

Una riaffermazione del sistema di Dublino è arrivata anche dall’attuale Presidente della Commissione Ursula Von der Leyen, che in una lettera inviata agli Stati membri sulla migrazione lunedì (20 marzo) ha chiesto una rigorosa applicazione della cosiddetta “tabella di marcia di Dublino”.

Solidarietà

Nel frattempo, il meccanismo di solidarietà per la ricollocazione dei richiedenti asilo, delineato nel documento, rimane volontario, con esso gli Stati membri possono decidere di diventare “Stati membri contributori” coordinati a livello UE.

Secondo il documento, i richiedenti asilo che possono essere ricollocati devono essere in fase di richiesta di protezione internazionale o devono esservi stati sottoposti di recente.

Il cosiddetto “Stato membro beneficiario”, quello soggetto a un numero maggiore di arrivi rispetto agli altri, può identificare “le persone che potrebbero essere ricollocate […] in stretta collaborazione [con] il coordinatore della ricollocazione dell’UE e lo Stato membro contribuente e l’Agenzia per l’asilo”, spiega il testo.

Secondo la bozza di posizione degli eurodeputati, il meccanismo di ricollocazione sarebbe “obbligatorio” tra gli “Stati membri contributori” solo quando “uno Stato membro si trova in una situazione di crisi” e quindi debbano essere ricollocati sia i richiedenti che i beneficiari recenti di protezione internazionale.

Il documento definisce inoltre la “situazione di crisi” come “una situazione eccezionale”, nella quale gli arrivi raggiungono una certa “scala” o “impatto” che rende le capacità dello Stato membro non funzionali.

Secondo il testo, la Commissione europea sarebbe responsabile di valutare se una situazione in uno Stato membro può essere definita come un livello di crisi.

I legislatori dell’UE hanno promesso di concludere il Patto sulla migrazione e l’asilo entro febbraio 2024 come parte di una “tabella di marcia congiunta” sulla migrazione concordata lo scorso settembre. I ministri degli Interni dell’UE hanno dichiarato che finalizzeranno la propria posizione negoziale nelle prossime settimane.

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