Firenze

Pistoia, don Biancalani annuncia il digiuno contro il divieto di accoglienza

E sulla petizione degli abitanti di Vicofaro contro il suo centro il parroco risponde: "Scorrettezza, perché non ci ha contattato nessuno, mentre noi siamo sempre stati disponibili e lì avremmo ascoltati"

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"Chiediamo al Comune di Pistoia di rivedere il provvedimento che ci vieta di accogliere i migranti e quanti hanno bisogno": l'ordinanza di settembre "toglie legalità alla nostra opera", con risvolti legali "importanti per i nostri ospiti". Così in conferenza stampa il parroco di Vicofaro (Pistoia), don Massimo Biancalani, annunciando che il via da oggi di un "presidio di digiuno per la giustizia": lo porterà avanti il sacerdote con alcuni collaboratori e con quanti vorranno seguirlo, per sensibilizzare nei confronti di un provvedimento "ingiusto e in contrasto con il Concordato".

"I migranti che ospitiamo - sottolinea Biancalani - quando vanno in questura per rinnovare i documenti, si sentono rispondere che non possono indicare come loro domicilio il centro di accoglienza di Vicofaro, perché l'ordinanza del Comune di Pistoia dice che questo centro non è a norma". In attesa che il Tar si pronunci sul ricorso che ha presentato, chiede al Comune di attivarsi "per cambiare il provvedimento: il rischio è che quelle persone che fino a pochi giorni fa erano ospiti da noi finiscano in strada, con tutte le conseguenze del caso".

Rispondendo poi agli abitanti che hanno firmato una petizione contro il centro di accoglienza da lui gestito, il religioso parla di "scorrettezza, perché non ci ha contattato nessuno, mentre noi siamo sempre stati disponibili e lì avremmo ascoltati". Inoltre, a suo pare, i problemi segnalati sono dei "pretesti", "non hanno consistenza. Dal punto di vista sanitario, per esempio, abbiamo diversi medici che seguono i nostri ospiti. Sotto il profilo della quiete pubblica, non ci sono schiamazzi o altro, qualche problema può essere sorto durante il Ramadan ma succede un mese all'anno e poi non fanno confusione".

"Il nostro lavoro di accoglienza - ha detto ancora don Biancalani - comporta anche dei rischi, perché quando nell'agosto del 2017 postai su Facebook le foto di alcuni migranti in piscina mi arrivò una denuncia della questura, perché avrei potuto arrecare danni a questi ragazzi". Il sacerdote ha aggiunto che della vicenda si sta occupando il suo avvocato e che non ha più saputo nulla. "Di questo fatto - ha detto ancora il prete - non ne ho mai parlato fino ad oggi, lo dico solamente per far capire quanto sia difficile e rischioso occuparsi dell'accoglienza dei migranti, ma anche delle altre persone che ho sempre accolto".