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Dalla vendita dell'ex immobile occupato dai migranti a Firenze nasce un centro per i rifugiati a Roma

Il palazzo dei Gesuiti in via Spaventa fu abitato abusivamente per quasi un anno da un centinaio di somali, sfuggiti all'incendio di un capannone a Sesto Fiorentino. Con i soldi ricavati la compagnia ha ampliato le sue strutture di accoglienza nella Capitale

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Era cominciata davvero male, è finita più che bene. A due anni esatti di distanza dall'occupazione dello stabile degli ex Gesuiti di via Spaventa da parte di un centinaio di migranti somali guidati dal Movimento per la Casa, e a poco più di un anno dal suo sgombero pacifico, a favore dei migranti nasce una nuova struttura di accoglienza. Realizzata proprio con i fondi ricavati dalla Compagnia di Gesù dalla vendita dell'immobile fiorentino liberato. La notizia arriva dalla stessa Compagnia e coinvolge il Centro Astalli di Roma, uno dei primissimi centri di servizi per l'accoglienza dei rifugiati, fondato nel 1981 da padre Pedro Arrupe, il gesuita spagnolo teorico della teologia della liberazione la cui beatificazione avverrà il 5 febbraio prossimo. Lo stesso giorno in cui, all'interno del Complesso del Gesù, sede nazionale della Compagnia e dove si trova l'Astalli, sarà inaugurato il nuovo centro per rifugiati realizzato dalla Provincia Euromediterranea (di cui fa parte l'Italia) con i proventi della vendita di via Spaventa, e che sarà dedicato a Matteo Ricci, il gesuita evangelizzatore della Cina.

La struttura, di natura innovativa, e articolata in un edifico di due piani, disporrà di 28 posti letto, e di un programma di attività integrazione centrato sull'insegnamento delle lingue, esperienze formative come il teatro, e vari progetti in cui giovani rifugiati e giovani italiani possano lavorare insieme su temi comuni. Un modo, spiega la Compagnia di Gesù, per rispondere all'appello che papa Francesco ha rivolto alla Chiesa proprio durante la sua visita al centro Astalli: "Accogliere la carne di Cristo che sono i rifugiati".


"Si conclude positivamente una vicenda complicata", è il commento di padre Ennio Brovedani, direttore dell'Istituto Niels Stensen e unico gesuita rimasto a Firenze dopo la chiusura della Casa fiorentina della Compagnia, nel 2012. "L'occupazione di via Spaventa non è stata per noi di semplice gestione", spiega, "ma alla fine, in collaborazione con istituzioni e associazioni, siamo riusciti a garantire la dignità dei migranti con soluzioni di legalità". Adesso, continua Brovedani, "ci conforta sapere che una buona parte del ricavato dalla vendita del palazzo, come avevamo promesso, è andato a finanziare una struttura per i profughi, importante in un momento storico in cui uomini, donne e bambini fuggono da guerre, carestie, fame, povertà". 
Lo stabile dei Gesuiti in via Spaventa 
L'occupazione di via Spaventa, nel gennaio del 2017, era cominciata in modo drammatico, con l'ingresso abusivo nell'immobile, lasciato vuoto dai Gesuiti, di un folto gruppo di somali senza tetto scampati al rogo dell'ex mobilificio Aiazzone di Sesto fiorentino. Seguiti dal Movimento per la Casa, il gruppo si sera installato nel palazzo occupandolo interamente. A nulla erano serviti i tentativi dei Gesuiti - che nel frattempo si erano impegnati a venderlo per 6 milioni di euro all'Università cinese di Tongji, per la realizzazione di una succursale fiorentina dell'ateneo, e contavano sul ricavato per l'ampliamento dell'Astalli - di convincere gli occupanti ad andarsene.


La Compagnia non ha però mai chiesto lo sgombero forzato dell'immobile, come pure avrebbe potuto. Il timore che il degrado della struttura causato dall'occupazione, e l'impossibilità di proseguire la trattativa, scoraggiassero il potenziale acquirente (l'Università Tongji, in effetti, si è poi tirata indietro), non ha mai prevalso sulla volontà, più volte ribadita da Brovedani, di " rispondere all'imperativo morale cristiano di farsi carico sempre e comunque di chi ha bisogno". Dopo mesi di paziente dialogo dei Gesuiti con gli occupanti, in collaborazione con la questura, la prefettura e il Comune, il 29 novembre del 2017, nell'arco di poche ore, tutti i somali hanno lasciato l'immobile in modo del tutto pacifico, diretti verso alloggi messi a disposizione grazie al determinante contributo economico della stessa Compagnia. Nel frattempo, nel luglio del 2018, l'immobile di via Spaventa è stato venduto (a circa 5 milioni di euro) ad una immobiliare, la Kerdios Palazzo Sensi, che si è impegnata a destinarlo ad appartamenti per famiglie, mentre l'ex Chiesa gesuita della Madonna del Buonconsiglio diventerà spazio espositivo, deposito di opere d'arte e sede di laboratori di restauro.