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Bannon conquista Atreju. Così The Movement cambierà l’Ue (Trump approva)

Era l’ospite più atteso di tutti. Sulla locandina distribuita all’ingresso il suo nome è il più grande. Non c’è dubbio: Steve Bannon è un colpo grosso per Atreju, la kermess annuale di Fratelli d’Italia. L’uomo che ha sussurrato a Donald Trump nella campagna presidenziale e poi lo ha servito alla Casa Bianca come capo stratega oggi gira l’Europa per radunare un’armata di sovranisti sotto il vessillo di “The Movement”, la fondazione con sede a Bruxelles che supporterà i populisti europei nella battaglia per l’Europarlamento. Scortato sul palco da un cordone di bodyguards degno di un capo di governo, e dal co-fondatore del movimento, il belga Mischäel Modrikamen, Bannon non si smentisce e fa un ingresso teatrale all’isola Tiberina. Microfono in mano, passeggia nervosamente mentre scruta la platea. Ha abbandonato le doppie, triple camice rosa con cui lo avvistavano nella hall della Casa Bianca, ora veste un abito all-black.

Liquidati in fretta i convenevoli, l’ex presidente di Breitbart News dà inizio a un’invettiva contro il “partito di Davos”. Così chiama lui le élites finanziarie globali “che continuano a spiegarvi che siete solo razzisti, omofobi, populisti”. Il popolo di Atreju ascolta incuriosito. Bannon è un oggetto misterioso per la destra italiana, che è poco avvezza ad affidare le sue battaglie a uno yankee. “Voi millennials siete persone razionali” – spiega lo stratega a una folla che, a dire il vero, coi millennials ha poco a che vedere – “sono passati dieci anni dal crac della Lehmans Brothers nel settembre del 2008, cinque giorni dopo l’economia europea è implosa. Sapete quanti banchieri, brokers, businessmen hanno pagato per questo? Nessuno”. “Voi siete lo scheletro della società, siete la colla che la tiene insieme” dice Bannon ai militanti in sala, “perché ogni volta che parlate di famiglia, lavoro, crisi demografica venite additati come razzisti? Perché hanno paura di voi”.

Noi contro di loro. È il mantra di Bannon per lanciare la sfida all’establishment liberal e popolare europeo. Ma la battaglia non è confinata al Vecchio Continente. È globale, e ha bisogno di strumenti globali. Ecco perché The Movement. Che, ha spiegato il suo fondatore ad Atreju, vuole incoraggiare la riscossa sovranista dall’America all’Europa fino all’Asia e all’Indocina. Come? “Analisi dei dati, war rooms, tutto quello che serve per vincere un’elezione”. Lo Stivale sarà l’epicentro del sisma. “L’Italia oggi il centro della politica universale, come il Regno Unito lo è stato due anni fa. Manderemo un messaggio a Bruxelles” – tuona Bannon – “nessuno potrà più dirvi cosa fare”.

“Non penso Trump abbia già approfondito il nostro movimento, ha tanti problemi da risolvere. Le elezioni di midterm sono un banco di prova decisivo: se perde parte l’impeachment, ma non succederà. Ora c’è il summit di Rihad con cui Trump vuole sradicare una volta per tutte l’exort di terrorismo in Medio Oriente. Posso dirvi al 100% che il presidente americano apprezzerebbe tutto lo scheletro del nostro progetto”. I tempi della cacciata dalla Casa Bianca sembrano lontani. Bannon ha appena fatto uscire online un film, “Trump @war“, sull’impresa elettorale del tycoon, che lui ha diretto in persona. “Trump è un pacifista, un patriota che si è messo al servizio della Nazione a più di settant’anni, quando poteva vivere una vita serena. Sta rendendo grande l’America, non esiste un Deep State né i cavalieri templari, il suo è uno Steady State”. Poi azzarda una profezia, anzi due. “A novembre sconfiggerà i democratici alle elezioni e no, non finirà sotto impeachment. Dopo le midterms io mi dedicherò giorno e notte alle elezioni europee”. La sfida a Bruxelles è lanciata. L’Europa “giudaico-cristiana”, sovrana e “amica della Russia” che auspica Bannon non è più solo un miraggio.

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