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Da Tsipras a Macron, si può cambiare l’Ue senza essere sovranisti

Di Gianni Pittella
Tsipras

La lettera appello di Renzi, Muscat, Verhofstadt, Rivera e altri leader europei è un importante contributo ad un confronto e a una più ampia convergenza che vada da Tsipras a Macron e coinvolga tutta la famiglia socialista, che rimane l’asse portante di una credibile alternativa alle forze del nazionalismo e dell’antieuropeismo.

Bisognava pur smuovere le acque ed è essenziale che l’iniziativa parta dalla consapevolezza e della necessità di muovere e promuovere uno schieramento largo che vuole, cito le loro parole, “rifondare” questa Europa. Allora il terreno del confronto va innaffiato di proposte di profonda riforma e di messaggi coraggiosi ai cittadini europei, che rivendichino con fierezza i valori fondatori di pace, di libertà, di prosperità e di solidarietà, ma anche di giustizia sociale ed equità.

Quali sono queste proposte?

Innanzitutto, riformiamo l’assetto istituzionale europeo, così da renderlo più democratico e meno paralizzato da veti incrociati fra Paesi membri. Rendiamo il Parlamento Europeo una camera legislativa vera, in parità di posizione rispetto al Consiglio. Se non nel 2019, almeno per il 2024 introduciamo le liste transnazionali e rendiamo veramente continentali le elezioni europee, facendo eleggere direttamente ai cittadini il Presidente della Commissione Europea. E ribadiamo con forza che in Europa non si possono accettare le derive antiliberali e antidemocratiche che si stanno verificando soprattutto in Polonia e Ungheria.

Abbiamo poi il coraggio di portare a termine le riforme della governance economica e finanziaria dell’Unione, con l’istituzione del Ministero delle Finanze europeo, l’emissione di Eurobond, il completamento dell’Unione bancaria attraverso la garanzia comune sui depositi dei piccoli-medi correntisti, l’istituzione di un Fondo Monetario Europeo e la trasformazione della BCE in prestratrice di ultima istanza.

Rivediamo il Fiscal Compact e dotiamo di capacità fiscale il bilancio dell’eurozona, in modo da finanziare un secondo piano di investimenti su infrastrutture materiali e immateriali, ricerca e innovazione per almeno mille miliardi all’anno.

Non dimentichiamoci dell’agenda sociale. È stato approvato il pilastro sociale europeo, ma ora bisogna passare all’implementazione, e cambiare passo perché in Europa si torni a prestare la massima attenzione alla lotta a ogni forma di discriminazione, ad aiuti ai neogenitori, ai giovani disoccupati, ai bambini che nascono in famiglie povere, ai ragazzi che devono essere incentivati a crescere come cittadini consapevoli e impegnati, grazie all’insegnamento dell’educazione civica europea nelle scuole ma anche grazie a esperienze come l’Erasmus+ e il Servizio Civile Europeo.

L’Europa accompagni i Paesi europei nella loro transizione ecologica, energetica ed agricola, coordini la tassazione dei giganti del web, la chiusura dei paradisi fiscali e imponga che le tasse vengano pagate laddove si fanno i profitti. Si faciliti inoltre la creazione di canali legali per i migranti economici, così che smetteranno di morire persone che tentano la folle e disperata traversata del Mediterraneo.

Infine, diamo un seguito alle promesse del Presidente Juncker, e investiamo veramente nel nostro rapporto con l’Africa. Questa è la priorità politica, economica e strategica dell’Europa. Costruiamo insieme ai giovani africani una nuova amministrazione pubblica, imprese capaci di sfruttare le risorse umane e naturali che ci sono, standard elevati di formazione, lotta alla siccità e al cambiamento climatico, alla violenza, allo sfruttamento di minoranze, minori e donne. Attuiamo politiche tangibili per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile che insieme ci siamo promessi di perseguire.

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