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Pompeo spiega la strategia Usa contro la Cina

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Sarebbe bene per la Cina iniziare a “comportarsi come una nazione normale sul commercio”, ha detto il segretario di Stato, Mike Pompeo, in un’intervista televisiva su Fox News gestita da Laura Ingraham (giornalista spesso tirata in ballo per possibili incarichi in amministrazione). L’ambiente trumpiano ha fatto sentire a suo agio il capo del dipartimento di Stato, che ha colto l’occasione per fare il punto sulla strategia che Washington sta usando con Pechino.

Per esempio, ha spiegato, le accuse avanzate sotto il Foreign Investment Risk Review Modernization Act (misura studiata ad hoc in agosto, ancora operativa in fase transitoria) contro una decina di cinesi considerati agenti dei servizi segreti che hanno lavorato sfruttando la copertura della Fujian Jinhua per rubare segreti nel campo della tecnologia aeronautica (colpita anche un’anomima ditta francese hackerata per rubare dati su parti di un motore jet tutbofan), oppure la mossa di sanzionare un produttore di chip sospettato di minacciare la sicurezza nazionale americana sono “parte di un mosaico del nostro sforzo strategico per respingere” la Cina.

Ossia, non c’è un confronto commerciale, uno politico o uno militare, eccetera: c’è uno scontro strategico in cui combattere certe attività di spionaggio cinese e il furto di proprietà intellettuale — che “va avanti da anni”, dice Pompeo, attualmente in cima delle grazie trumpiane — rientra nell’obiettivo di ridurre il surplus commerciale da 375 miliardi di dollari sofferto dagli americani con la Cina (sforzo che finora non sta portando risultati eccezionali, visto i dati dei primi trimestri del 2018, ma su cui il presidente Donald Trump ha deciso di inasprire le pressioni con nuovi dazi). Più in generale, lo scopo è bloccare l’espansione cinese.

“Questa è la prima amministrazione che è stata preparata a respingere la Cina, e lo stiamo facendo su tutti i fronti”, dice Pompeo, è il “nostro sforzo strategico per respingere questo continuo sforzo cinese “. Ancora dalle parole del segretario, che danno un quadro chiaro della situazione: “Il presidente ha chiesto scambi equi e reciproci con la Cina. Abbiamo chiesto di non rubare la nostra proprietà intellettuale. […] È uno sforzo su più fronti a nome di tutto il governo degli Stati Uniti, sotto la direzione del presidente, per convincere la Cina a comportarsi come una normale nazione sul commercio e rispettare le regole del diritto internazionale”.

Il confronto Usa-Cina tocca tutti i temi: in questi giorni per esempio c’è una polemica negli Stati Uniti sulla mancanza di reciprocità cinese perché il Giornale del Popolo, il più importante dei media statali cinesi, si è rifiutato di pubblicare un op-ed scritto dall’ambasciatore statunitense a Pechino, mentre i giornali americani ospitano spesso pezzi d’opinione redatti da personalità ed esperti del mondo accademico, o economico, vicine al governo cinese. Analisi anche critiche con il comportamento americano con la Cina: ma la situazione è differente, i media americani sono indipendenti e scelgono la propria linea editoriale senza tener conto delle volontà del governo; quelli cinesi no, sono organi utili all’Impero Celeste a diffondere le proprie visioni e posizioni; in Cina la stampa libera praticamente non esiste.

 

 

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