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Una lettura del Natale. Segno di Dio per cristiani e musulmani

Tutti sappiamo che un criminale nato in Francia, ma di origini magrebine, ha colpito nei giorni scorsi a Strasburgo degli inermi visitatori di un mercatino di Natale, uccidendone quattro. Il suo atto di criminale ormai braccato gli ha consegnato un ruolo di islamizzatore del radicalismo nichilista, quel nichilismo criminale che lo deve aver condotto nella sua deriva e che, quando si è visto perduto, sembra lo ha indotto a cercare “la gloria” prima che il mondo lo catturasse di nuovo per gli altri reati che aveva commesso.

Il gesto di costui, di cui ha parlato con grande visione Olivier Roy proprio su Formiche.net, oscura ulteriormente un rapporto complesso e importante, quello tra l’Islam, “la religione che crede in tutte le religioni” come mi ha detto una volta il segretario generale dello Spiritual Islam Summit, Muhammad Sammak, e il cristianesimo. Come? In che senso? La professoressa Shahrzade Houshmand, apprezzata teologa musulmana e docente alla Sapienza è l’interlocutore giusto per capire questo passaggio molto importante, soprattutto per il rapporto particolare tra islam e cristianesimo. Lei ne ha parlato in questi giorni in occasione dell’inaugurazione di una mostra sull’arte del presepio e nella chiarezza della sua ricostruzione emergono elementi di grande importanza, ai più non noti, che consentono di avvicinarsi soprattutto al Natale con un’idea diversa di cosa potrebbe essere il dialogo religioso tra queste due religioni; e di quanto i cattivi maestri condizionino le percezioni di una realtà assai più complessa e affascinante.

La professoressa Houshmand parte ovviamente dal Corano, il libro sacro dei musulmani che a suo avviso offre “una lettura eccezionale del volto di Gesù Cristo e della sua nascita. Lui ha una madre santa (qanitan), pia, sapiente, fiore mistico cresciuta e germogliata sotto il diretto sguardo di Dio (nabatan hasanan), e Vergine (ahsanat farjaha). Icona, faro e modello della piena realizzazione, per ogni donna e uomo, di ogni tempo e luogo. (66,14) Il momento che Dio annuncia a Maria l’arrivo del Messia e del Verbo Suo e colui che è benedetto in questo e nell’altro mondo, attraverso di lei e in lei (3,45) la sua risposta e la sua reazione è solo: Come avverrà questo fatto quando nessun uomo mi ha toccata?” (3,47). E le fu risposto: “Dio quando decide una cosa, dice solo: “Sii” ed è.” (Corano 3,47).

“Non si tratta di idee che non hanno riscontro nella realtà, visto che in Libano si ricorda l’annuncio della nascita di Gesù da parte dell’angelo, il 25 marzo, l’incontro dello Spirito Santo di Dio con Maria, con una festa comune per cristiani e musulmani. Gesù emerge, nella prospettiva islamica, come il nuovo Adamo: “L’esempio di Gesù presso Dio è come l’esempio di Adamo, che Egli creò di polvere e poi gli disse: “Sii”, ed egli fu. (Corano 3,59) Gesù stesso si saluta e si benedice con queste parole nel Corano: “E la pace sia su di me il giorno in cui sono nato, il giorno in cui morirò e il giorno della mia resurrezione. Ecco, Gesù figlio di Maria Parola di Verità”. (Corano 19,33e34).

Il Natale quindi è segno di Dio per cristiani e musulmani e ricordare insieme il suo nome, che guida, illumina e invia il suo Verbo in Maria (Kalimatuhu alqaha ila Mariam), appare in questa tradizione segno e fonte di pace per l’intera famiglia umana. Non è un caso che nel Corano, nella sura di Maria, Gesù viene definito “parola di verità”. Un’espressione che non può essere fraintesa, per il significato che la parola “verità” ha nei testi sacri.

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