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Giochi di spie contro Citizen Lab (che scoprì lo spyware nel telefono di Khashoggi)

Due membri del Citizen Lab sono stati presi di mira da “agenti sotto copertura”. CitLab è il laboratorio di ricerche watchdog sui diritti in Internet che aveva individuato che un software israeliano è stato usato per spiare il telefono del giornalista del Washington Post Jamal Khashoggi prima di essere ucciso. L’ha scoperto Associated Press attraverso incroci di informazioni e fonti.

Gli agenti si sono presentati come “investitori socialmente consapevoli” per entrare in contatto con i membri di Citizen Lab Bahr Abdul Razzak e John Scott-Railton. Dicevano di volere un incontro professionale. Una volta che Razzak e Scott-Railton si sono incontrati con questi uomini, quelli hanno iniziato a fare domande sul lavoro di Citizen Lab — in particolare relativo al software israeliano — e sui sentimenti personali di Razzak e Scott-Railton su Israele. Argomenti del genere sono sensibili in conversazioni business al di fuori del piano confidenziale, per questo i due si sono insospettiti.

Una revisione delle ditte per cui i presunti investitori dicevano di lavorare ha dimostrato che che si trattava di società di facciate costruite solo a livello digitale. I reporter AP che hanno osservato l’incontro con Scott-Railton e “l’investitore” hanno riferito che altri uomini stavano osservando la discussione e che il presunto investitore aveva addosso una penna con una telecamera nascosta. Quando i giornalisti si sono avvicinati all’uomo, l’uomo si è rifiutato di rispondere alle domande sulla sua falsa compagnia.

La società che ha creato il software israeliano, NSO Group, ha negato di avere qualcosa a che fare con quelle operazioni sotto copertura. “Condanniamo queste sinistre e subdole attività nei termini più forti possibili”, ha detto il direttore del Citizen Lab Ron Deibert in una dichiarazione. “Un simile attacco ingannevole a un gruppo accademico come il Citizen Lab è un attacco alla libertà accademica ovunque”. L’organizzazione è di fatto un gruppo di ricerca interno alla Munk School of Global Affairs and Public Policy dell’Università di Toronto.

L’assassinio di Khashoggi continua a essere un dossier molto controverso: il giornalista, che stava creando un gruppo di opposizione al nuovo corso del potere saudita, è stato ucciso il 2 novembre scorso dentro il consolato del suo paese a Istanbul da una squadraccia dei servizi segreti inviata da Riad. Per diverse ricostruzioni, comprese quelle della Cia, l’erede al trono e già attuale policy maker del regno, Mohammed bin Salman, potrebbe essere coinvolto, come mandante, nella vicenda.

Sui fatti sono uscite molte indiscrezioni, che hanno dimostrato come i sevizi segreti turchi controllassero i sauditi, i sauditi controllassero il dissidente, e gli americani più o meno entrambi gli alleati. Una di queste parlava appunto del coinvolgimento di una società per intelligence israeliana che aveva fornito all’intelligence di Riad lo spyware chiamato Pegasus per intercettare il giornalista, tracciarne gli spostamenti e arrivare per esempio fino a conoscere in anticipo il suo viaggio a Istanbul — dove pare che la missione iniziale fosse un rapimento, per riportarlo in Arabia Saudita e intimidirlo. Poi alle cose sono precipitate. Khashoggi viveva in Virginia dove si era rifugiato perché a Riad temeva per la sua sicurezza.

Alcune persone con cui era in contatto hanno denunciato di essere state spiate attraverso i propri iPhone. La Nso è già stata accusata di aver fornito al governo messicano un software per intercettare gli avvocati degli studenti vittime della polizia nella vicenda di Ayotzinapa del 2014.

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