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La ribalta di Jihad Islamico Palestinese e le prossime mosse dell’Iran

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L’organizzazione terroristica Jihad Islamico Palestinese (Jip) è rimasta spesso ai margini della lotta armata contro Israele, ma ora i nuovi legami con Hezbollah e con Iran assicurano un futuro di rilievo. Fondata nel 1981 da un medico e un predicatore che guardavano a Khomeini come il nuovo modello del mondo islamico, Jip persegue uno scopo: la costituzione di uno stato islamico sul territorio di quella che è considerata la “Palestina storica”, cioè Israele e i territori dell’Autorità Palestinese. Il primo gennaio, il leader di Jip, Ziad al Nakhala ha fatto visita alle più alte cariche della Repubblica Islamica, assieme ai leader Haled al-Batash e Muhamad al-Hindi che ha confermato il sostegno alla causa palestinese. La visita è stata organizzata 10 giorni dopo che lo stesso Jip aveva incontrato Nasrallah di Hezbollah.

Jihad Islamico ha una vicenda simile a Hamas: fondati come costole di organizzazioni islamiche egiziane, hanno incominciato ad operare a Gaza e nella West Bank; i leader sono stati esiliati negli anni ’90 in Libano e Siria, da dove hanno sviluppato i rapporti con Teheran. Tuttavia Jihad Islamico è stato osteggiato da Arafat, poi da Abbas e spesso anche da Hamas. Gli ultimi sviluppi a Gaza e la potenziale “tregua” hanno permesso a Hamas di ricevere sostegno finanziario dal Qatar, contrariando Jihad Islamico che non crede in nessun tipo di compromesso con Israele nemmeno temporaneo. Se “la difesa della Palestina è la difesa dell’Islam” come dice la Guida Suprema della Repubblica Islamica, allora è Jihad Islamico che diventa il primo militante.

Dopo un’interruzione dei rapporti con Jip e con Hamas dovuta a differenti vedute sulla Siria e sulle contromisure di Assad, l’Iran ha ripreso i rapporti con entrambe. Nel 2016 il giornale saudita al-Asharq al-Awsat risposta che l’Iran aveva ricominciato a finanziare l’organizzazione. Negli ultimi mesi, è stato Jip il primo attore di destabilizzazione con il lancio di missili verso Israele. Dopo l’annuncio di Abbas che si andrà alle elezioni fra sei mesi, con il nuovo clima di distensione verso Israele da parte dei Paesi arabi, l’Iran vuole assicurarsi che il “fronte sud” di Israele sia sotto controllo di Teheran.

Il Leader Supremo, Ayatollah Khamenei, ha detto che “le vittorie dei palestinesi negli ultimi anni dimostrano che sapranno formare un loro governo… ciò che i governi arabi non sono stati capaci di realizzare”, criticando le politiche dei Paesi arabi che non hanno aiutato a sufficienza e ora si distanziano dalla causa palestinese, assicurando il perenne sostegno alla “guerra contro i sionisti” nonostante le pressioni esercitate contro l’Iran (così riporta Tasnim News). Il sito di Khamanei riporta anche che il Supremo Leader avrebbe detto “se continuate a resistere sarete vittoriosi” mentre tutti i segnali dimostrano che la resistenza palestinese trionferà su Israele. Proprio delle imminenti elezioni JIP avrebbe parlato con il ministro degli Esteri Zarif, che si è complimentato per le capacità dimostrate nella lotta contro Israele. Mentre il sito del presidente riporta che Rouhani avrebbe sostenuto il jihad contro l’entità sionista come l’unica via per assicurare i diritti dei palestinesi compreso lo spirito “jihadista” delle marce del ritorno (le manifestazioni al confine con Israele).

La guerra contro Israele è un dovere di ogni musulmano, e il sostegno iraniano poterà alla liberazione. In altre parole, l’Iran è interessata a consolidare il controllo sui palestinesi, in vista delle prossime elezioni. Questo permetterebbe di controllare più da vicino il grande nemico iraniano e assicurarsi un’alleanza nel mondo arabo sunnita. Jip ha tutto l’interesse ad avere il sostegno di Teheran, ne condivide i principi e la visione politico-teologica, vuole giocare un ruolo di maggiore importanza che può significare però anche un’opposizione di interessi con Hamas.

Israele è impegnata nell’operazione di distruzione dei tunnel al nord e in nuove elezioni. Ha permesso che i soldi del Qatar arrivassero a Hamas, nella speranza che li usi per migliorare le condizioni della popolazione. Non dovesse esser il caso, come dimostrato in passato coi finanziamenti ricevuti dall’Europa, Israele si potrà trovare ben presto a dover gestire una Gaza piena di armi e con due organizzazioni allineate con Teheran e un confine nord già gestito dagli iraniani.

L’Iran ha una propria visione politica che ha come obiettivi ora l’estensione dell’egemonia sul Medio Oriente e l’indebolimento dei Paesi arabi. Nel perseguire questi obiettivi l’Iran cerca amici dove ha sempre reputato di avere nemici. Negli stessi giorni una delegazione del gruppo dei Talebani afghani visita Teheran, annunciando che non si sederanno al tavolo delle trattative con il governo afghano perché sponsorizzato dagli Stati Uniti – le trattative avrebbero dovuto tenersi negli Emirati. Teheran si propone ora come intermediario tra governo e Talebani – mentre ancora i profughi afghani in Iran sono discriminati, e mentre usa gli sciiti afghani come reclute nelle operazioni militari all’estero.

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