Il centro cultura islamica nel Pgt diventa moschea: protesta l’opposizione

Bavutti: «Irregolare scrivere che si tratta di luogo religioso. Coinvolgeremo il Pirellone». L’assessore Sala: «È tutto ok Scheda chiesta dalla Regione»

MOGLIA.  Il centro culturale islamico di via Verdi, 2 con un colpo di penna diventa luogo di “culto islamico”, inserito nei servizi religiosi. Un’operazione che il Comune ha fatto attraverso una scheda collegata alla variante 2 del Pgt, il Piano del Governo del territorio. Per l’opposizione si tratta di una operazione non legittima, perché i luoghi di culto vanno individuati attraverso un’ apposita variante. In sostanza tutto deve avvenire in trasparenza e attraverso operazioni che coinvolgono il consiglio comunale. Per il Comune, si tratta invece di un’operazione del tutto legittima ed anzi chiesta dalla stessa Regione che ha invitato i Comuni a censire i luoghi di culto.

La questione è rimasta aperta nonostante l’adozione della variante in consiglio comunale e la successiva approvazioni nei mesi scorsi «sedute alle quali la minoranza è uscita dall’aula - sottolinea Sala -. Allora avevano l’opportunità di fare tutte le osservazioni che volevano».

Ma per l’opposizione della quale fa parte l’ex sindaco Claudio Bavutti, qualcosa comunque non va. «È vero che la Regione ha chiesto ai Comuni di censire i luoghi religiosi, ma con la finalità di far venire allo scoperto eventuali irregolarità e quindi di provvedere all’iter corretto. In un centro culturale si studia; per pregare serve un luogo di culto e quindi un piano dei servizi cimiteriali, che il Comune non ha fatto. Senza quello, il centro culturale non può essere classificato luogo di culto, come ha fatto il Comune. Chiederemo alla Regione di esprimersi sulla procedura».

Sala replica: «Il piano religioso è già previsto e lo faremo. Per ora abbiamo inserito solo una scheda, come ci ha esplicitamente chiesto la Regione. La nostra procedura è trasparente perché fotografa l’esistente».

E in effetti la Regione, che si è caratterizzata per una stretta sui «finti centri culturali» che vengono usate come moschee di preghiera, nel maggio scorso ha inviato una nota con la quale chiede il censimento. Precisando però che le sole attrezzature religiose censibili sono quelle «giuridicamente esistenti», ovvero che sono riconosciute di diritto come luoghi di culto «e non solo in via di fatto, senza apposito titolo». La polemica è destinata a proseguire. —


 

Francesco Romani ;

Suggerimenti