Viadana, gli scout e gli immigrati: «Ci insegnano l’umanità»

Il bilancio annuale dell’attività di ragazze e ragazzi del “Grande fiume”. Dal lavoro in prima linea a Ventimiglia fino alla collaborazione con Alce Nero

VIADANA. Si è ormai conclusa l’attività annuale portata avanti dai ragazzi del clan “Grande fiume” (Gruppo Scout Viadana1) sul tema “Immigrazione”. I giovani - una ventina residenti in tutta la zona Oglio-Po, con sede all’oratorio viadanese del Castello - avevano scelto la tematica per la sua attualità. A seguito di un percorso di riflessione all’interno del gruppo, il “capitolo” (un argomento guida) scelto per il 2018 era stato appunto legato al fenomeno delle migrazioni. «Osservare, dedurre e agire - spiegano i ragazzi, fascia d’età 17-21 anni - sono stati gli strumenti che, nel corso dell’anno, ci hanno permesso di andare oltre i pregiudizi».

Dopo essersi documentati sull’iter burocratico che deve affrontare chi sbarca in Italia, gli scout hanno visitato a Pietole la sede di un Centro di accoglienza straordinario gestito dalla coop Alce Nero. «In quell’occasione - raccontano - abbiamo conosciuto uomini e donne giunti da poco in Italia, col desiderio di vedere accettata la loro richiesta d’asilo. Siamo stati accolti dai loro cibi, giochi e danze, e abbiamo ascoltato le loro storie». Da lì il desiderio di “sporcarsi le mani”, e la scelta di partecipare al progetto “Paths on the edge”, un campo internazionale di servizio.

Una quindicina di scout viadanesi, unitisi per l’occasione a due gruppi di ragazze scout francesi, hanno trascorso una parte delle vacanze svolgendo un periodo di servizio alla Caritas e il Campo Roja di Ventimiglia. «Qui - ricordano - ci siamo occupati di preparare e servire i pasti ai migranti, giocare coi bambini, fare alfabetizzazione e pulire gli ambienti. Abbiamo avuto modo di dialogare e giocare coi migranti».

Nei giorni scorsi, ormai sedimentata nella memoria l’esperienza al valico francese, e in attesa di decidere quale capitolo affrontare nel 2019, gli Scout viadanesi hanno portato la loro testimonianza ovunque richiesta: hanno incontrato ad esempio il gruppo adolescenti della parrocchia di Viadana (una settantina di studenti delle scuole superiori); e hanno partecipato a Milano a un convegno con altri gruppi scout, finalizzato proprio a restituire e condividere le esperienze di servizio svolte.

«Può sembrare ovvio - il commento dei ragazzi - ma solo grazie a questa esperienza ci siamo resi conto di avere incontrato non numeri ma esseri umani». Il rapporto personale appare sempre la strada maestra, per andare oltre i pregiudizi, nemici di ogni civile convivenza e possibilità di sviluppo: «Ognuno di loro aveva una storia unica da raccontare; e tutti erano uniti da un sentimento comune, la speranza. È questa che li spinge a intraprendere un viaggio pericoloso, in cerca di un futuro migliore. Non faremmo lo stesso anche noi, se ci trovassimo nei loro panni? Ammiriamo la loro determinazione e coraggio. Capiamo i sacrifici che hanno compiuto per arrivare fin qui, e quanto bisogno abbiano di essere aiutati».

Un importante cammino di crescita per gli scout viadanesi: «Questo percorso ci ha portati a comprendere quanto sia complessa l'immigrazione. Per questo crediamo sia fondamentale informarsi correttamente, così che ciascuno possa poi farsi una propria opinione». 

Riccardo Negri

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