Casa trasformata in moschea: «Il Comune ora deve agire»

La Regione impone di eseguire le verifiche dopo la segnalazione dell’opposizione. «Se illegittima va sanzionata, intimando lo stop all’uso come luogo di culto»


MOGLIA.  La Regione ha imposto al Comune di verificare la regolarità del luogo di culto islamico di via Verdi ricordando il dovere, nel caso di illegittimità, di sanzionare e intimare la cessazione delle pratiche religiose. Una nota ufficiale firmata dalla direzione generale per l’urbanistica e il territorio con i quale sembra chiarirsi il caso moschea sollevato dal capogruppo dell’opposizione, l’ex sindaco Claudio Bavutti.

Tutto era nato dalla variante 2 del Pgt (Piano generale del territorio) con il quale il Comune ha voluto fotografare la situazione urbanistica del Comune. Il centro culturale islamico di via Verdi con un colpo di penna era divento luogo di culto islamico, inserito nei servizi religiosi. L’operazione era avvenuta semplicemente attraverso la compilazione di una scheda collegata alla variante del Pgt. Bavutti aveva contestato che si trattava di un’operazione non legittima «perché i luoghi di culto vanno individuati attraverso un’apposita variante».

In sostanza tutto deve avvenire in trasparenza e attraverso operazioni che coinvolgono il consiglio comunale. Per l'Amministrazione si tratta, invece, come aveva spiegato l’assessore Claudio Sala, di un’operazione del tutto legittima ed anzi «chiesta dalla stessa Regione che ha invitato i Comuni a censire i luoghi di culto».

Un dubbio rimasto sospeso anche dopo l’adozione della variante in consiglio comunale e la successiva approvazione. Da qui la segnalazione alla Regione, che ora ha chiarito attraverso una nota ufficiale.

La questione è delicata. Spesso, nell’impossibilità di far approvare varianti che facciano nascere luoghi di culto regolarmente autorizzati, le comunità religiose aprono centri culturali nei quali, però, si svolgono preghiere. Il Comune, nella scheda, ha descritto lo stato di fatto definendolo luogo di culto islamico.

Ma così facendo ha richiamato l’attenzione su una situazione borderline sulla quale la Regione ha da tempo date linee di indirizzo restrittive. Chiedendo lo stop alle moschee abusive, quelle dove si prega, ma in edifici che non ne hanno titolo. Poiché questa sembra essere la situazione dello stabile di via Verdi, mai trasformato ufficialmente in luogo di culto, la Regione è intervenuta per chiarire cosa deve fare l’amministrazione.

In prima battuta, utilizzando il proprio potere di controllo e vigilanza, è obbligata a verificare «la legittimità o meno dell’utilizzo della struttura quale luogo di culto». A quel punto, se non risultasse legittimamente autorizzato «l’Amministrazione dovrebbe applicare le sanzioni previste dalla normativa vigente». Inoltre il Comune «è legittimato a imporre di non utilizzare i locali come luogo di culto». 

 

Francesco Romani

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