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Ndrangheta: nuovi arresti e sequestri a Reggio Emilia

Ndrangheta: nuovi arresti e sequestri a Reggio Emilia

Doppia operazione, in Veneto e in Lombardia, di carabinieri e guardia di finanza, con indagati, esecuzioni di ordinanze di custodia cautelare e sequestri anche nel Reggiano

12 marzo 2019
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REGGIO EMILIA. Doppia operazione, in Veneto e a Cremona, ma con forti ripercussioni anche nel Reggiano, dove sono stati eseguiti diversi arresti in una vasta operazione contro la 'ndrangheta.

Dall'alba di oggi i militari del comando provinciale dei carabinieri di Padova e della guardia di finanza di Venezia hanno dato esecuzione a 33 misure di custodia cautelare a seguito di indagini dirette dalla Procura Distrettuale Antimafia di Venezia nei confronti di appartenenti ad un’organizzazione criminale di matrice ’ndranghetista operante in Veneto. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata al riciclaggio, usura, sequestro di persona, estorsione e emissione di fatture inesistenti.

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L'OPERAZIONE A REGGIO EMILIA Sono una ventina gli indagati reggiani, di origine calabrese e molti dei quali già condannati nel processo Aemilia. Sette gli arresti con la misura in carcere: si tratta di Gaetano Blasco, Michele Bolognino, Sergio Bolognino, Francesco Bolognino, Agostini Donato Clausi, Gianni Floro Vito, Giuseppe Richichi e Francesco Scida. Disposti gli arresti domiciliari per altri indagati reggiani: Antonio Brugnano, Marco Carretti, Salvatore Innocenti, Antonio Mazzei, Giuseppe De Luca, Segio Lonetti e Vincenzo Marchio. 

Gli arresti si inquadrano in una operazione contro la cosca Grande Aracri radicata a Reggio Emilia e che aveva già subito un duro colpo dall'operazione Aemilia del gennaio 2015. L'operazione riguarda l'espansione in Veneto di questa cosca originaria di Cutro, in provincia di Crotone, e nel Reggiano, dove risultano indagate una ventina di persone. Sette i reggiani in carcere, alcuni dei quali già in cella in seguito alle condanne di Aemilia.

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L'OPERAZIONE DI CREMONA. Sempre stamani, la guardia di finanza di Cremona, in collaborazione con le Fiamme gialle di Crotone, ha confiscato beni mobili e immobili per un valore di 40 milioni di euro appartenenti ad esponenti della cosca di 'ndrangheta riconducibile a Nicolino Grande Aracri. L’indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna, ha consentito alla Corte d’Appello del capoluogo emiliano di giungere alla definitiva condanna di esponenti di spicco della cosca stanziatasi nelle aree a cavallo di Lombardia ed Emilia. 

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Le indagini hanno preso spunto da un episodio di usura perpetrato ai danni di un imprenditore cremonese da parte di un usuraio piacentino. Gli approfondimenti e l’analisi dei flussi finanziari - poi confluiti nell’operazione Aemilia - hanno consentito di portare alla luce ulteriori episodi delittuosi commessi ai danni di imprenditori emiliani. In un caso è stato addirittura accertato un prestito sul quale è stato applicato un interesse del 200%: a fronte di 700mila euro la vittima è stata costretta e restituirne oltre un milione. Tutto ciò è stato possibile grazie allo strumentale utilizzo di società fasulle i cui bilanci apparivano perfettamente regolari grazie alla complicità di professionisti conniventi. Oltre 20 milioni le fatture false scoperte. 

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Gli illeciti proventi sono stati quindi riciclati attraverso molteplici investimenti: in complessi immobiliari, in strutture turistico-alberghiere, in società agricole, in società edili ed immobiliari, in imprese di trasporti e logistica. Nell’operazione odierna i finanzieri di Cremona hanno confiscato 253 immobili industriali, commerciali e di civile abitazione nelle province di Parma, Reggio Emila, Modena, Mantova, La Spezia e Crotone; 19 società operanti nelle provincie di Parma, Reggio Emilia, Mantova, Verona e Crotone; 50 automezzi, compreso un intero parco di autoarticolati di una società di autotrasporti del reggiano. Parte degli immobili e delle autovetture sono stati posti a disposizione delle forze di polizia, mentre gli autoarticolati sono stati consegnati al corpo dei vigili del fuoco per le proprie attività istituzionali.