Gazzetta di Reggio

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«Andremo a Roma a parlare di Saman»

Alessandro Cagossi

Elena Carletti: «Mancano gli strumenti per contrastare questi crimini. Multa di 30 euro per chi non manda i figli a scuola»

20 settembre 2021
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NOVELLARA. «Abbiamo ricevuto la convocazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio e sulle violenze di genere per discutere del caso Saman. Quando verrà fissata la data, andremo a Roma col dossier Saman, enfatizzando che non abbiamo abbastanza strumenti per contrastare questo tipo di crimini. La sanzione per dei genitori che non mandano a scuola i propri figli, per esempio, è di soli 30 euro, troppo poco per contrastare il fenomeno dell’abbandono scolastico».

Lo ha detto ieri mattina nel loggiato della rocca il sindaco di Novellara, Elena Carletti, durante la tavola rotonda dedicata a Saman Abbas. L’iniziativa è stato patrocinata dal Comune di Novellara e dalla Pro loco, e ha visto la partecipazione della comunità pakistana. L’incontro, moderato da Paolo Montanari – cantante dei “Ma noi no”, da sempre impegnato sui temi della violenza di genere e sulla tragedia delle persone scomparse – ha rappresentato una occasione per parlare da vari punti di vista del caso della 18enne pakistana scomparsa nel nulla il 30 aprile scorso.

Elena Carletti ha sottolineato il senso dell’incontro: «Siamo qui per scindere il connubio tra Islam e femminicidio, come proposto da certi mass media, e ribadire che le nostre politiche interculturali non hanno fallito».

Tra i relatori, Maria Rosaria Palmigiano, psicoterapeuta esperta in criminologia: «Quello di Saman è un femminicidio atipico, non commesso da partner o ex partner per vendetta o gelosia, ma accaduto perché lei non si è piegata alla decisione di un matrimonio combinato. E’ quindi morta a causa di un funzionamento malsano e psicopatologico presente nel suo nucleo familiare. Allo stesso tempo, nel caso Saman c’è la condizione comune dei femminicidi classici: la necessità di controllo dei carnefici sulle loro vittime. I genitori di Saman hanno preferito uccidere una figlia piuttosto che tenerla in vita, pur disobbediente».

Il mediatore culturale Atif Nazir: «La comunità pakistana di sta muovendo per un percorso già intrapreso in altri posti. La priorità è focalizzare i problemi e dare una possibile soluzione interagendo con la società italiana. Noi siamo la seconda generazione: vogliamo agire da ponte tra le prime generazioni e la società italiana».

«Le atrocità commesse da pochi fanatici – ha detto Saadia Parveen, mediatrice culturale di Campagnola – hanno fatto etichettare tutto il mondo musulmano come un pericolo, ma i pakistani sanno cos’è il fanatismo religioso e i danni che può provocare. Dopodiché, dobbiamo ammettere che ci sono problemi su cui bisogna lavorare. Spesso ci sono conflitti tra generazioni, tra genitori iperprotettivi e figli che hanno esigenze che i genitori non sanno affrontare, per cui reagiscono con disagio e rabbia. Dobbiamo cambiare modo di pensare, trasformare questo dolore in qualcosa di concreto per cambiare le cose veramente».

Imran Rome, imprenditore di Santa Vittoria di Gualtieri, ha concluso gli interventi della comunità pakistana: «Alcuni di noi sono attivi da sempre nel volontariato locale. La comunità pakistana di Gualtieri negli anni scorsi aveva organizzato, assieme agli amministratori locali, una festa per il Primo Maggio e poi, in estate, la festa del riso».

Rino Sciuto, luogotenente dei Ros in congedo, ha ringraziato il comandante dei carabinieri di Novellara, Pasqualino Lufrano, e il tenente colonnello Luigi Regni, comandante della Compagnia carabinieri di Guastalla, per come hanno condotto le ricerche. «Si sono svolte in condizioni molto più difficili di altri contesti, in quanto non c’erano confini naturali che delimitassero il quadrante delle ricerche. Saman potrebbe essere letteralmente ovunque, e gli inquirenti non hanno lasciato nulla di intentato».

Alessandro Cagossi

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