Genova

Diffamò l'assessora, dovrà finanziare i gay

La candidata leghista aveva accusato (con una bufala clamorosa) Elisa Serafini. Che ha chiesto un risarcimento particolare

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La macroscopica bufala, seminata dalla militante ultracattolica leghista, è stata punita, si potrebbe dire, con la legge del contrappasso.
Giuliana Livigni, già candidata del partito di Matteo Salvini e sostenitrice di "Generazione famiglia", aveva infatti sparso la voce che l'ex assessora comunale Elisa Serafini praticasse iniezioni ai bambini per farli diventare omosessuali.

Per evitare il processo per diffamazione e ottenere il ritiro della querela, ha dovuto scrivere una lettera di scuse ma, soprattutto, versare 2000 euro vincolati ad un progetto ben definito: la tutela della minoranze Lgbt, ossia lesbiche, gay, bisessuali e transgender. In altre parole, proprio quelle categorie che la signora Livigni ritiene essere forme patologiche, perdipiù indotte da qualche "sacerdotessa del Male".
Come Elisa Serafini per l'appunto. La giovane economista che ha lasciato la giunta Bucci per una insanabile diversità di vedute su vari temi e in particolare per i conflitti con la preponderante anima leghista della giunta, ha vinto, assistita dall'avvocato Michele Ispodamia, un'importante battaglia contro le fake news.

"Sono soddisfatta - dice Serafini -perché la verità ha vinto sulla fake news. E a mio parere questa vicenda non riguarda un episodio di diffamazione, ma di pregiudizio. Gli stessi pregiudizi che vivono molte minoranze in Italia, prime tra tutte le persone Lgbt".

L'ex assessora alla cultura di Tursi, che oggi prosegue il suo impegno politico sul fronte europeista, conferma anche l'utilizzo del risarcimento: "Destinerò questo indennizzo a progetti no profit che riguardino la tutela dei diritti civili e la promozione di una cultura di tolleranza e inclusione. Come racconta questa vicenda, c'è ancora molto da fare su questo fronte".
L'accordo fra le parti è stato raggiunto alla seconda udienza del processo dove Giuliana Livigni era assistita dall'avvocato Maurizio Barabino, legale di fiducia della Lega e del viceministro Rixi (lo difende nel processo per le cosiddette spese pazze dei consiglieri regionali).

Il ritiro della querela ha comportato il risarcimento morale di duemila euro, il rimborso delle spese legali e una lettera di scuse a Serafini.
Il pm Michele Stagno aveva portato in giudizio Livigni con l'accusa di diffamazione per aver diffuso su un gruppo Google, e poi di averlo ripetuto verbalmente davanti a diversi testimoni, l'assurda diceria: "Su Youtube gira un video in cui si vede la Serafini iniettare a dei bambini un siero per farli diventare gay".

Era accaduto nelle settimane precedenti il voto per le comunali di giugno 2017.
Elisa Serafini era candidata con la lista del sindaco e il suo nome, in caso di vittoria del centro destra - come poi avvenuto - era fra quelli papabili per un posto in giunta. Giuliana Livigni era, teoricamente, una sua alleata essendo una delle candidate per la Lega Nord per il IV municipio della Media Valbisagno, anche se non era stata eletta.
La querela nei confronti della militante del Carroccio aveva generato anche all'interno della maggioranza consigliare qualche malumore.
Alcuni autorevoli esponenti della stessa avevano sondato la giovane assessora cercando di convincerla ad abbandonare la via giudiziaria e chiudere l'episodio.
Ma Elisa Serafini aveva respinto la proposta convinta che, oltreché per difendere la sua onorabilità, quella fosse una battaglia di civiltà contro la diffusione di fake news su un tema tanto delicato, e oggi oggetto di incredibili attacchi, qual è quello delle proprie inclinazioni sessuali.