Genova

False partenze e distanza da Roma. Il Pd della Liguria in cerca di leader

Rossetti a Genova aveva già creato una cordata pro-Minniti. Intanto giovedì 13 al "Carlo Felice" si presenta Zingaretti

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Si racconta che lo scorso mercoledì sera, quando le clamorose voci di un abbandono dalla corsa delle primarie del Pd da parte di Marco Minniti si stavano rincorrendo velocissime, diventando praticamente di dominio pubblico sui social, un pezzo di maggioranza renziana genovese fosse riunita in federazione per mettere a punto la campagna locale per la sfida interna. Allora qualche partecipante smartphone- munito ha alzato la mano per dire, in sostanza, ma questa notizia ragazzi? E la risposta è stata niente paura, solo " fake news", notizie allarmiste messo in giro ad arte, andiamo avanti. Poi invece era tutto vero: l’ex ministro degli Interni in quegli stessi minuti si stava ritirando sul serio con una lunga intervista proprio su Repubblica.
L’episodio racconta soprattutto la marginalità dei territori, compreso quello ligure, in questa discussione, o forse guerra fredda, interna al Pd. Che si sta giocando tutta ai vertici lasciando in disparte, un po’ abbandonati al proprio destino, i livelli dirigenti intermedi e soprattutto la famosa " base", che ormai quasi ovunque si è rarefatta. Anche perché coinvolta sempre meno, nel corso degli ultimi anni, nelle decisioni principali.
Seppur con lentezza e senza grandi entusiasmi, la macchina organizzativa per Minniti si era messa in moto. La scorsa settimana il consigliere regionale Pippo Rossetti, renziano, aveva invitato ad incontrarsi tesserati e simpatizzanti, «con un po’ di amici — era scritto nella convocazione — ci siamo detti che è venuto il momento di incontrarci dopo l’esperienza della Leopolda e il lancio dei comitati civici e il via al congresso del Pd con la scesa in campo di Minniti subito sostenuta da moltissimi amministratori, da Carlo Calenda e da moltissimi renziani che provengono da gruppi ed esperienze diverse».
Tutta fatica sprecata. Ora c’è tempo fino a mercoledì prossimo per presentare le firme a sostegno di un’altra, eventuale, candidatura renziana. Ma a parte questo, la possibile uscita di Matteo Renzi dal Pd sta gettando nel panico un bel pezzo della sua ( vecchia?) maggioranza. Perché il progetto dell’ex presidente del Consiglio è quello di andar via per fondare un proprio movimento ma senza portarsi dietro nessuno, o comunque senza dare garanzie di sorta a chi in questi anni lo ha sostenuto dentro il Partito democratico, magari provenendo da storie politiche diverse. Per dire l’aria che tira, ieri il già renziano Simone Regazzoni su Facebook scriveva beffardo che «in Liguria il Pd ha mandato in Parlamento personaggi imposti da Renzi, che ora sono terrorizzati dal fatto che al prossimo giro la pacchia è finita e occorre tornare a lavorare... » . Un riferimento diretto al deputato Franco Vazio.
C’è invece un pezzo di Pd che vede la possibile uscita del senatore di Scandicci come una buona notizia, al di là delle dichiarazioni ufficiali. « L’unica preoccupazione è che ci lasci davvero tutti quelli che l’hanno sostenuto finora... » , dice un dirigente dem della minoranza di sinistra. In questi anni l’area orlandiana a Renzi ha contestato non tanto e solo i metodi e i "limiti caratteriali", quanto piuttosto l’intero suo impianto politico; quello di un Pd centrista e anzi in aperto conflitto con sindacati e associazionismo di sinistra. Intanto giovedì prossimo in città arriva Nicola Zingaretti, il candidato forte alla segreteria del Pd. Era dato in vantaggio su Minniti, ora sembra non avere rivali. Appuntamento alle 17,30 all’auditorium Carlo Felice, sul palco a parte lui non ci saranno esponenti politici e istituzionali del Pd ligure. Ma solo studenti, lavoratori, imprenditori locali. L’idea è quella di voler dare un’immagine di rinnovamento e di apertura all’esterno del Pd, la cui discussione interna per ora non sembra appassionare né uscire dai confini ristretti di esperti e addetti ai lavori.