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Rapallo, un mese dopo è il cimitero degli yacht, le perizie assicurative bloccano le rimozioni

(leoni)
Nella cittadina del Tigullio lo scenario è quello post mareggiata ma il Comune promette che per Natale tutto sarà sgomberato
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RAPALLO - A vedere la lunga fila di yacht ammaccati, quasi scaraventati direttamente sulla passerella del lungomare della città-bomboniera, viene in mente il famoso manifesto politico di Rifondazione comunista ai tempi del secondo governo Prodi, mandato alle stampe in occasione della finanziaria: c’era un panfilo in tranquilla navigazione e sopra la scritta, volutamente minacciosa, “anche i ricchi piangano”. Se stavolta hanno pianto davvero non si sa, ma i resti della furia che si è abbattuta su Rapallo (e Santa Margherita Ligure, e Portofino) il 29 e 30 ottobre scorsi sono ancora lì, visibili a tutti. «Questione di cause legali, assicurazioni, periti e perizie da fare, rimborsi. Prima di spostarli ci pensano dieci volte: quelli sono gioiellini che costano una vita di lavoro di una persona normale, sa?», racconta un negoziante a ridosso della recinzione. La natura, almeno quella, non guarda in faccia a nessuno.

Oggi la passeggiata non si può più fare: fervono ancora i lavori per rimuovere le carcasse dei natanti e tutto ciò che il mare grosso ha riversato sulla terra ferma. La parte più difficile, cioè togliere i mezzi finiti a due passi dalla strada, è cominciata il 26 novembre scorso. Ma per Natale Rapallo dovrebbe riavere il suo lungomare nella piena disponibilità. Proprio in mezzo al piccolo golfo c’è un’imbarcazione affondata per metà; un altro piccolo veliero dentro il porto Carlo Riva («Unanimemente considerato il “salotto buono” della nautica internazionale, una realtà per 400 imbarcazioni da 6 a 42 metri, oltre ai posti in transito e 500 posti barca realizzati per il porto pubblico», è l’autopresentazione sul sito del Riva) è colato a picco, rimangono solo i due alberi che escono fuori dall’acqua a testimoniarne l’esistenza. E qui, anche se è passato più di un mese, non si parla e non si fotografa altro; un passante guarda i concittadini con lo smartphone in mano e mugugna che no, «io non li capisco proprio, ma cosa c’è da fare le foto, a me sembra una cosa macabra, senza senso».
Nel frattempo una imponente gru alta 60 metri si è messa all’opera praticamente da subito, sotto la supervisione costante degli uomini della Capitaneria di porto, per le operazione di rimozione delle imbarcazioni. Alcune vengono portate via tirate da una chiatta, altre invece sono agganciate e poggiate sui camion dei trasporti eccezionali. Mentre le ditte incaricate dalle compagnie assicurative e dagli armatori operano con pontoni e altre gru per rimuovere e trasportare nei cantieri le barche che potranno essere riportate a nuova vita. Secondo le stime, su un totale di 300 mezzi danneggiati, una quarantina sono affondate oppure verranno smaltite come relitti. Non si può dire ad alta voce, ma per i cantieri navali le immagini di Rapallo rappresentano un’ottima notizia. Ma comunque sia l’obiettivo, come detto, è che prima di Natale la situazione venga risolta, almeno dal punto di vista visivo, con appunto la rimozione di tutte le imbarcazioni. Meno visibile, ma reale, c’è il tema ambientale: c’è ancora il rischio di sversamenti di carburante e di altri materiali inquinanti vari in mare, e difatti l’area andrà bonificata e questo – assicurano gli imprenditori locali - avrà una ricaduta negativa per le attività delle stagioni balneari e turistiche, fonte economica principale della città. Per adesso i danni presentati in Regione con gli appositi modelli ammontano a 21 milioni di euro, in tutto sono 76 le imprese che hanno presentato richiesta di risarcimenti. Tre giorni fa sono tornati gli ispettori del ministero delle Infrastrutture per un ulteriore sopralluogo, su espressa richiesta del sindaco Carlo Bagnasco e del governatore Giovanni Toti. Il pressing su Danilo Toninelli è forte e anche a Rapallo le frizioni con il M5S non sono mancate.

«Trovo pazzesco essere accusato perché ho chiesto al governo centrale delle risorse, peraltro in maniera educata e istituzionalmente corretta – si è inferocito Bagnasco con i 5 Stelle in Regione - Ho bisogno solo di lavorare e dare risposte al territorio perché la situazione della città è complessa. Non è possibile fare i fenomeni seduti su una sedia facendo illazioni ingiuste, mettendoci sempre di mezzo la politica, distruggendo solo quello che fanno gli altri».
Di certo Bagnasco, figlio d’arte – il padre Roberto è stato sindaco della cittadina e oggi è deputato di Forza Italia – non sembra essere il tipo che si risparmia. Seguendo un po’ il “modello Toti”, ama molto dare l’idea di senso pratico e presenza sul territorio. Di lui si dice che Rapallo alla fine gli vada pure stretta, ma questa adesso è davvero un’altra storia.