Genova

Gelida Salomè, impeccabile Erode

In scena alla Corte

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Ha debuttato questa estate al Teatro Grande di Pompei la “Salomè” di Oscar Wilde, ospite fino a domani al Teatro della Corte, produzione del Teatro Nazionale Genova insieme con Teatro Stabile Napoli, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e Teatro Stabile Verona. Scritta in francese da Wilde nel 1891 durante un lungo soggiorno a Parigi, la tragedia fu proibita dalle autorità inglesi per ragioni religiose ma fu poi allestita con successo a Parigi nel 1896. Anche per aver fornito il libretto alla celebre opera di Strauss (1905), ebbe presto fama europea la perversione di quella Salomè, per cui il poeta irlandese prese spunto dal racconto evangelico, secondo cui la morte di Giovanni Battista fu voluta da Erodiade. Nell’immaginario di Wilde fu invece la figlia Salomè ad agire, e non per vendetta, ma per morboso desiderio del Profeta e della sua bocca, baciata da Salomè in un finale di delirio e lussuria che prevede tra le sue mani la testa mozza di Giovanni. Proprio le componenti di morte ed Eros estremi vengono sottaciute in questo allestimento, privo di pathos. La mano registica di Luca De Fusco ricalca e adatta l’atto unico di Wilde ricco di turbamenti, desideri, seduzione e crudeltà, perdendo di vista l’intensità drammatica di ogni personaggio che si sviluppa estranea alle passioni circostanti, così come il sadismo e la perversione. Sulla scena tetra e plumbea agiscono in sintonia soldati, nazareni e paggi a confortare i quattro protagonisti concentrati nelle loro passioni. Eros Pagni è impeccabile, senza lascivie di sorta, nelle vesti di Erode, prima seduttore e poi assassino della bellissima figliastra Salomè (Gaia Aprea), gelida quanto ostinata nel voler conquistare il profeta Jokanaan (Giacinto Palmarini), imperturbabile fisicamente e dallo sguardo meno acceso e profetico di quanto si vorrebbe, mentre Erodiade, la madre corrotta, è interpretata con la giusta alterigia da Anita Bartolucci. Applausi.