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Pestaggio di Corvetto pronta la lista dei responsabili: interrogato un altro funzionario

La Procura vicina a identificare gli autori dell’aggressione: “Chi si riconosce nei video faccia un passo avanti”

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Un altro interrogatorio di un funzionario di polizia. E un altro passo avanti, probabilmente decisivo, da parte della Procura. Pronta ormai a identificare gli agenti di polizia che hanno picchiato selvaggiamente il nostro cronista Stefano Origone durante la manifestazione di protesta contro il comizio di CasaPound, giovedì scorso. Questione di ore, sempre nella speranza, fanno sapere i magistrati, che «le persone che hanno partecipato a quel pestaggio si riconoscano nei video e facciano un passo avanti».

Ieri davanti al pubblico ministero Gabriella Dotto è toccato al dirigente del commissariato Nervi, Stefano Perria. Era lui a coordinare la squadra di dieci poliziotti del Reparto Mobile da cui poi si è staccato il gruppetto di sette che ha accerchiato il giornalista. Salvato poi grazie all’intervento dell’altro funzionario incaricato di coordinare l’altra squadra del Reparto, Giampiero Bove.
« Non ho visto Origone, né durante il pomeriggio, né prima del contatto con gli agenti. Il mio rammarico è di non averlo visto», le parole di Perria. Che non sarà l’unico dirigente della polizia a essere sentito: il prossimo è Giovanni Giuliano, responsabile del servizio di ordine pubblico.

Nel frattempo, però, è sul fronte delle analisi di video e immagini che l’indagine, a quanto trapela, sta compiendo passi decisivi. Il campo si sta stringendo sempre più, dal gruppo degli agenti intorno a Origone si potrebbe presto individuare i quattro, cinque che hanno usato manganelli e scarpone per picchiare il cronista. Poi, una volta individuati con esattezza gli agenti, il vero bivio dell’indagine. Con i poliziotti che potranno farsi avanti, con tutte le conseguenze che un gesto spontaneo può avere poi in caso di giudizio, in particolare in base alla concessione delle attenuanti. Oppure essere iscritti sul registro degli indagati dalla Procura senza che nessuno di loro si “faccia vivo”.

Del resto essere indagati, come ripetono sempre gli stessi magistrati, è una questione di garanzia. Essere sentiti dopo l’iscrizione del proprio nome nel fascicolo vuol dire avvalersi di un avvocato, e avere la possibilità di non rispondere alle domande del pubblico ministero. Se invece gli agenti del Reparto Mobile, in assenza di identificazioni, dovessero essere sentiti come persone informate sui fatti (è il caso dei dirigenti Bove e Perria), avrebbero l’obbligo di rispondere alle domande del pm, e non potrebbero avere un legale al proprio fianco.
Il procuratore capo Francesco Cozzi continua a ripetere che « stiamo collaborando con la polizia » . E la Procura, in generale, si mostra ancora fiduciosa. Le indagini su quanto accaduto sono affidate alla Squadra Mobile, coordinate dal dirigente Marco Calì, funzionario stimato in Procura.

Le analisi video, al di là dei fotogrammi sul viso degli agenti ( protetti non solo dal casco, ma pure dalle maschere anti lacrimogeni), possono dare indicazioni utili anche sulle divise e sulle attrezzature in dotazione a ogni singolo poliziotto. Nel frattempo procede pure l’inchiesta sulle aggressioni da parte dei manifestanti alle forze dell’ordine. Con lanci di oggetti e pietre che hanno messo in pericolo anche le persone che pacificamente sono scese in piazza per denunciare un comizio di un partito, Casa-Pound, con riferimenti dichiaratamente fascisti. Anche in questa indagine le analisi dei video stanno permettendo di ricostruire quanto accaduto in piazza Corvetto e via Santi Giacomo e Filippo. E nel parco dell’Acquasola, da dove sono “ piovuti” pietroni che potevano ferire gravemente.

Qui nel mirino ci sono giovani anarchici e antagonisti genovesi, ma anche qualcuno arrivato da fuori: Milano, Torino. E, pure, lavoratori del porto in piazza fin dal mattino, quando era in programma un’altra manifestazione.
Secondo quanto ricostruito finora dalla Digos, gli scontri non sono stati frutto della “ piega” che ha preso la giornata. Ma sarebbero stati in qualche modo voluti, se non preparati dai violenti. Del resto lo spiegamento di forze in piazza lascia intendere che la polizia si aspettasse una giornata difficile. Qualcosa, però, è andato storto. Stefano Origone ne ha fatto le spese. Ma poteva andare ancora peggio.