Bruno Alves: "CR7? Con lui parliamo solo di cibo. Parma? Ci salveremo"
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Data: 31/08/2018 -

Bruno Alves: "CR7? Con lui parliamo solo di cibo. Parma? Ci salveremo"

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Fianco a fianco (quasi) sempre. Bruno Alves e Cristiano Ronaldo sono molto amici, probabilmente il difensore del Parma è il calciatore con il quale CR7 ha legato di più in carriera. Basti pensare che nel giorno in cui Cristiano arrivò a Torino, a cena con Agnelli e Mendes c’era un solo calciatore: lui. Alla conferenza di presentazione, un solo ospite: lui. Ah, e dopo l'Europeo vinto con il Portogallo secondo voi con chi è andato in vacanza Cristiano? Sempre lui, Bruno Alves. Ma domani saranno avversari, uno di fronte all'altro, da rivali. Alla Gazzetta dello Sport, l'ex difensore del Cagliari, ha raccontato questo rapporto speciale che li unisce e ha svelato da dove viene la sua dura tempra in campo:

"La nostra amicizia? Siamo da 11 anni assieme in nazionale. Mi fa piacere che mi consideri un suo amico anche perché non fa entrare molti nella sua cerchia. E' una persona divertente. A volte quando siamo per strada lui trova il sosia dei calciatori tra la gente. Quanti gol mi aspetto faccia? Almeno 30, ma per inizierà dalla quarta giornata. E' il calciatore più forte della storia, secondo me. Non ho visto Maradona e Pelè, ma credo che lui sia in assoluto il più completo segna in tutti i modi.

Parliamo di calcio? No mai, di cibo. Per un atleta è fondamentale alimentarsi bene. Nel calcio conta lo stile di vita, cosa mangi e ogni quanto mangi. Quando uno dei due fa una nuova scoperta lo dice all'altro.

Il Parma? Quando mi hanno dato la fascia di capitano è stata un'emozione, sono stato contentissimo. Lo hanno deciso i compegni e l'allenatore: è stato un bel riconoscimento, ma per noi sarà ancora importante Alessandro Lucarelli che prima della gara contro l'Udinese ci ha fatto un discorso importante che ci ha motivati. Dove arriveremo? Credo fermamente che ci salveremo.

Il mio carattere forte e deciso? Sono cresciuto a Varzim, terra di pescatori e classe operaia. Anche mio zio Geraldo era forte, una promessa del Flamengo e del Brasile: morì a 22 anni per una operazione, era allergico all'anestesia. Mio papà invece è stato uno dei cinque difensori più duri del Brasile. I miei falli? Gioco sempre al 100%, metto il cuore e a volte vado oltre i limiti. Non ho rimpianti, tranne per i rossi che lasciano la squadra in dieci".







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