Estorsione a sagrestano: "Ero lì per controllare chi frequenta la zona”

Diversa la posizione dell’imputato, un tunisino di 25 anni: “Abbiamo avuto un rapporto, mi doveva dei soldi”.

Estorsione a sagrestano: "Ero lì per controllare chi frequenta la zona”
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Estorsione a sagrestano: domani, giovedì 22 novembre il tunisino comparirà davanti al gup. Verrà processato con il rito abbreviato condizionato a sentire un suo testimone presente nel piazzale.

Estorsione a sagrestano

Un tunisino di 25 anni lo scorso primo maggio è finito in manette, accusato di aver estorto denaro ad un sagrestano di una chiesa cremonese che si è già costituito parte civile. Per il tunisino, il gip aveva disposto il giudizio immediato, ma il legale della difesa ha chiesto e ottenuto dal gup il processo con il rito abbreviato condizionato all’esame di un testimone oculare che aveva assistito all’incontro tra l’imputato e il sagrestano. Il teste verrà sentito nell’udienza di domani, giovedì 22 novembre.

I fatti

Tutto risale allo scorso mese di aprile. I due si trovavano in un parcheggio accanto alla Centrale del Latte, zona nota per essere un luogo dedito alla prostituzione, soprattutto maschile. Il sagrestano, secondo la sua versione, stava fumando una sigaretta seduto a bordo della propria auto, quando era stato avvicinato dal tunisino con la scusa di ‘accendere’. Al sagrestano, scendendo dalla macchina per prendere l’accendino dalla tasca, era caduto il cellulare. Il tunisino approfittò dell’occasione per appropriarsi del telefono. L’occasione fu ghiotta per cominciare a ricattarlo minacciando di rivelare che l’aveva visto in quel luogo ambiguo se non gli avesse dato del denaro.

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Le estorsioni

Da lì sono cominciate le estorsioni, iniziate con 1.500 euro in contanti. Visto che le richieste di denaro continuavano il sagrestano ha deciso di rivolgersi ai carabinieri che la mattina del 1° maggio avevano colto sul fatto il nord africano mentre ritirava altri 150 euro dalle mani della presunta vittima. Nei suoi confronti a quel punto scattarono le manette. Ben diversa la versione del tunisino, che ha sempre sostenuto che quei 150 euro facevano parte del compenso per una prestazione sessuale. Attualmente il nord africano si trova agli arresti domiciliari.

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