Maggio Giugno 2019 - In depth review

Acetate-free Biofiltration: il trattamento CO₂-free per i dializzati ipercapnici

Abstract

L’acidificazione del dialisato in bicarbonato-dialisi, necessaria per mantenere i sali nella loro forma solubile, è ottenuta grazie alla presenza di anidride carbonica (CO2) prodotta dalla reazione di un acido con il bicarbonato. L’anione che ne residua, solitamente l’acetato o il citrato, immesso nel torrente circolatorio può espletare azioni sistemiche. Anche la CO2 diffonde dal dialisato al sangue e il paziente è costretto ad aumentare la ventilazione per evitare l’ipercapnia. In aggiunta, in emodiafiltrazione on-line in modalità post-diluizione, il dialisato viene infuso direttamente al paziente con il suo carico di CO2 (e di acetato). Il dialisato della Acetate-Free Biofiltration (AFB) invece è privo di acidi e quindi di CO2 e, nonostante l’infusione di bicarbonato, il sangue refluo dal circuito extracorporeo non rappresenta un carico di CO2. La AFB quindi può essere proposta come metodica dialitica elettiva per i pazienti con malattie polmonari ed in particolare quelli con ritenzione di CO2 (acidosi respiratoria). Questi pazienti, penalizzati da un difetto della ventilazione, se sottoposti a bicarbonato-dialisi o HDF on-line, con tampone acetato o citrato, possono sviluppare ipercapnia acuta (Acidosi da Dialisato). Tale complicanza, misconosciuta più che rara, si manifesta inizialmente con sintomi respiratori, poi con instabilità emodinamica, mimando l’intolleranza all’acetato da cui può essere differenziata con l’emogasanalisi. La Very Simple Formula (pCO2 attesa = bicarbonato + 15) può essere utilizzata per individuare in modo semplice ed efficace i pazienti da indirizzare alla AFB.

 

PAROLE CHIAVE: acetate-free biofiltration, anidride carbonica, ipercapnia

Dalla acetato-dialisi alla dialisi acetato-free

All’inizio degli anni ’80 venne proposta, quale alternativa alla predominante acetato-dialisi, una nuova tecnica dialitica, chiamata acetate-free biofiltration (AFB), caratterizzata da un dialisato completamente privo di tamponi [13]. Grandi quantità di acetato (>30 mmol/L) rendevano mal tollerati i trattamenti ma la sostituzione di questo tampone con il bicarbonato, oltre ad essere tecnicamente complessa, comportava la precipitazione di sali di calcio e di magnesio ed aumentava il rischio di contaminazione batterica. 

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