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Alla Camera: approvata la risoluzione di maggioranza

| 23 Marzo 2023 | POLITICA

Niente spazio, durante il Consiglio UE, al delicato tema dei migranti, dopo le aperture di Von der Leyen anche alle aspettative di Roma, perché si entrerà nel merito solo in estate.

Ma la premier si lascia alle spalle per qualche ora sia lo scontro, a tratti ruvido, ingaggiato con le opposizioni in Aula alla Camera sulla gestione degli sbarchi, sia le tensioni con l’alleato leghista sulla questione delle armi a Kiev.

Intanto, nella replica al termine del dibattitto a Montecitorio sul prossimo vertice europeo, il capo del governo scalda il clima proprio sul tema dei migranti perché dice di aver sentito, di nuovo, “calunnie e falsità” nei confronti dell’Esecutivo, “dello Stato italiano” e della Guardia costiera. E difende la scelta di coinvolgere l’Europa, di pensare a un piano Mattei per prevenire le partenze, ribadendo che la prima delle cose da fare è tendere una mano alla Tunisia per evitare “flussi che nessuno saprebbe governare”.

Accanto a lei Raffale Fitto, vuoti gli scranni dei ministri leghisti. Matteo Salvini è impegnato in varie riunioni al ministero, come non manca di fare sapere. Giancarlo Giorgetti non c’è, ma sarà poi al pranzo al Quirinale nel corso del quale, raccontano, Meloni avrebbe preso atto dell’allungamento dei tempi sui migranti ed elencato a Sergio Mattarella i dossier su cui si registrano distanze, a partire da quelle con la Germania sugli aiuti di Stato. Solo a un’ora dall’inizio del dibattito (interviene anche, dal gruppo misto, Aboubakar Soumahoro) arriva Giuseppe Valditara.

“Mancavano i ministri della Lega” fanno notare i cronisti, “eh l’ho sentito dire” scherza lui uscito dall’Aula per qualche minuto insieme alla premier. Dopo Valditara si presenteranno anche Roberto Calderoli e Alessandra Locatelli ma la miccia è innescata. Carlo Calenda non perde tempo e su Twitter vede un governo “già in crisi e per le motivazioni sbagliate”. Mentre il dem Andrea Orlando non esclude che i “toni più alti” dell’intervento della premier, rivolti in apparenza al M5S, fossero invece il classico esempio di chi “parla a nuora perché suocera intenda.

Nell’assenza della Lega – nota – c’era una tensione di carattere generale”. Nessun conflitto, nessuna tensione, è la linea ufficiale. Nell’intervento alla Camera passa in secondo piano la guerra in Ucraina, di cui la premier parla in una telefonata con il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki. Meloni si concentra sul tema dei migranti su cui l’Italia finora è stata “lasciata sola”, rilancia l’idea del blocco navale in chiave missione europea in collaborazione con la Libia. E difende ancora una volta l’azione in mare e il governo dalle “insinuazioni senza prove” per il naufragio di Cutro.

E’ falso, dice, che il governo “lasci morire i bambini”, che non faccia la sua parte fino in fondo. Anzi, incalza, il suo è l’esecutivo che ha salvato più vite, se confrontate coi numeri degli arrivi. “Le cose false – dice composta in premessa – le considero una buona notizia” perché significa che “non si ha molto da dire su quello che vero è”. Il tono si fa ironico (“non sono mica Mosé”) quando risponde al verde Angelo Bonelli, che aveva portato in Aula dei sassi dell’Adige in secca per l’emergenza siccità. Un passaggio lo dedica alle politiche green, alla battaglia italiana in Europa per difendere il comparto auto guardando anche ai “biocarburanti”. E lancia l’ennesima stoccata al M5S sul Superbonus perché il governo, sottolinea, ha “messo le pezze a un buco di 40 miliardi” che è servito solo “a fare lucrare le banche”.

Poi tocca al Mes che l’Italia ancora non ratifica. Meloni non si esprime direttamente sul punto ma chiarisce che si tratta di uno “strumento” e come tale non si può trasformare in un “totem indiscutibile”. L’idea dell’Italia è che vada “adeguato” perché diventi uno “strumento utile”. E la ratifica potrebbe diventare strumento negoziale a Bruxelles nella partita sulla revisione del Patto di Stabilità. Mentre in caso di crisi bancarie è “la Bce” a dover intervenire, come hanno fatto in queste settimane la Fed e la banca svizzera, non tanto il Mes che nemmeno avrebbe le risorse necessarie. Una questione che la premier non affronta, ma che potrebbe spuntare invece tra gli incontri a latere del Consiglio, a Bruxelles, è quella dei balneari, su cui si sarebbe tenuta lunedì scorso una riunione con gli esponenti di FdI che seguono il dossier.

TAG: Camera dei Deputati, Giorgia Meloni, governo, M5S, UE
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