In quella che è da considerarsi una giornata storica per Taranto, con la vicenda Ilva che dopo sei anni di caos totale conosce una svolta definitiva, la città dei Due Mari reagisce ancora una volta in maniera incomprensibile a chi non conosce a fondo questa realtà.
La maggior parte ha assistito ancora una volta silente, consapevole che la convivenza con il più grande siderurgico d’Europa continuerà ancora per molti anni. Una sorta di inconscia rassegnazione ad eventi giudicati troppo grandi per essere contrastati. Ma la questione Ilva, al di là delle singole vedute, è vicenda che riguarda tutti i tarantini. Del resto, lo scorso 4 marzo, alle elezioni politiche oltre il 48% dei cittadini che si recò alle urne scelse il Movimento 5 Stelle, voltando le spalle ai partiti storici come il Partito Democratico, reo a detta di molti dei dodici decreti «salva-Ilva» e di aver fatto troppo poco per salvaguardare la salute e l’ambiente.
E proprio molti di coloro che hanno votato il Movimento, ieri sera sono scesi in piazza per protestare contro la decisione del governo giallo-verde di non annullare la gara, consegnando l’Ilva ad un nuovo gruppo privato dopo i quasi 20 anni di gestione Riva, che tanti danni ha fatto dentro e fuori la fabbrica. Il presidio di 24 ore dal titolo «Non c’è più tempo», indetto da decine di sigle appartenenti in particolare modo all’area ambientalista, ha riunito in piazza diverse centinaia di persone. La proposta di fondo del movimento ambientalista e non solo, e resta anche dopo l’accordo, la chiusura del siderurgico, con la decontaminazione e la bonifica dei siti. «I cittadini di Taranto chiedono che, nel rispetto della Costituzione, il governo tenga fede alle promesse elettorali sottoscritte nel Contratto di Governo con la Lega, che prevede la chiusura delle fonti inquinanti», era scritto nella nota con cui è stata indetta la manifestazione.
Molti tarantini hanno infatti scelto di credere alle promesse del Movimento5Stelle, che per anni a Taranto ha attaccato duramente il Pd e gli altri partiti sulla vicenda Ilva, promettendo la chiusura di tutte le fonti inquinanti. Sostenendo la stessa tesi in campagna elettorale e riportandolo per iscritto nel contratto di governo firmato con la Lega di Salvini.
E della delusione, della frustrazione e della rabbia di molti, ieri se n’è avuta una prima conferma. Quando è arrivata nella centralissima piazza della Vittoria dove si svolgeva il sit-in, la parlamentare del Movimento 5 Stelle Rosalba De Giorgi, che è stata duramente contestata da diversi cittadini, tanto da essere costretta ad abbandonare la piazza scortata da agenti della Digos e dei Carabinieri.
Nelle ultime ore inoltre, si è diffusa la voce che i due consigliere comunali del M5S, Massimo Battista e Francesco Nevoli, sarebbero pronti a lasciare il Movimento aderendo al gruppo misto. In particolare Battista, operaio Ilva che da anni si batte per la chiusura del siderurgico e tra i fondatori del comitato “Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti” che tra le altre cose ha ideato e realizzato il concerto del Primo Maggio tarantino, ha manifestato tutta la sua delusione per le scelte adottate dal capo politico del Movimento, Luigi Di Maio.
Divisi invece gli operai, tra pessimisti e ottimisti, che sono attesi dal referendum per approvare l’accordo siglato ieri a Roma. A Taranto la vicenda Ilva non è di certo finita.