L’Europa che vorrei è quella che tutti sembrano volere: un luogo che promuova la pace, l’umanità e la solidarietà, che rifiuti guerre e massacri, senza soffiare sul fuoco secondo la propria convenienza (come avviene attualmente in Libia), un’Europa che riconosca nella cultura, nell’arte e nel pensiero la sua identità e le sue radici, un’Europa che persegua una tenace illusione.

Quella che sogno è un’Europa che si ispiri all’immaginazione femminile, che ascolti la voce dei ragazzi e trasformi la sua economia e le sue forme di vita secondo la potente voce di chi si batte per il pianeta, che non riduca la cittadinanza a una questione di censo, ma di reciproco interesse, che riduca le differenze e sostenga le diversità. Un’Europa che riconosca il primo dei diritti umani: il diritto all’incolumità, il diritto a che nessuno, individuo, istituzione o autorità, possa attentare alla vita umana, direttamente o indirettamente. E per questo si impegni a rifiutare la tortura sotto qualsiasi forma, a ripudiare la pena di morte, a difendere la salute e la vita del singolo e della comunità, combattendo l’avvelenamento dell’aria e del cibo, investendo nelle energie alternative, ponendo fine a ogni attività nucleare e chiudendo le centrali che minacciano i nostri paesi. Punendo in modo risolutivo gli inquinatori e i persecutori. Un’Europa che non muova e non sostenga nessuna guerra, mai, per nessun pretesto. Che non venda armi.

Un’Europa che si ponga il problema della vivibilità del mondo, riconoscendo le proprie lunghe responsabilità e assumendone le conseguenze. Un’Europa che veda nelle migrazioni la tremenda guerra fra ricchi e poveri, e si ricordi che questa guerra, alla lunga, è sempre vinta dai poveri e dunque capisca che è meglio accogliere che essere invasi.

Un’Europa che risolva alcune ambiguità politiche, come il libero mercato e la libera concorrenza, quel che il Che chiamava “la libera volpe in libero pollaio”.

Oggi non viviamo più una lotta di classi, ma di condizioni: ricchi contro poveri, sani contro malati, armati contro inermi, salvati contro sommersi, e non è una guerra combattuta sul campo, ma dietro le quinte, nelle maglie della tecnologia, una guerra di spie, di tecnocrati, di produttori di armi, di petrolieri, di capetti ambiziosi, di multinazionali, contro l’immenso popolo che muore di fame e di bugie, truffati, affogati, respinti e calpestati. E lo strumento di questa guerra, più potente delle armi, è la propaganda attraverso i mezzi di comunicazione di massa, televisione, internet, twitter: l’incalcolabile inganno perpetrato ai danni del genere umano, per indurlo ad avere paura della propria ombra, anziché delle ombre che lo minacciano dall’alto.

Un’Europa in cui ciascuno si chieda quanto è disposto a fare per avere il mondo che vuole, quanto accetti di cambiare la sua vita.

Greta Thünberg ha dimostrato che cosa una persona, anche piccola, può fare da sola. Siamo infinitamente impotenti e infinitamente potenti. L’Europa che vogliamo, non basta volerla, bisogna cominciare subito a farla, di persona. Questa è la mia tenace illusione.

E per questo ho accettato l’invito di Sinistra Italiana a candidarmi alle elezioni Europee, per non stare con le mani in mano a vagheggiare il mio sogno.

* Ginevra Bompiani è candidata alle elezioni europee nella lista La Sinistra