Donald Trump ha autorizzato la vendita all’Ucraina di «armi letali» per sostenere lo sforzo bellico del regime di Poroshenko contro le «repubbliche ribelli» del Donbass. La decisione era stata già svelata qualche giorno fa dal Washington Post, ma è stata confermata dal dipartimento di Stato solo ieri.

IL 13 DICEMBRE, dopo una riunione a tre tra Trump, il segretario di Stato Rex Tillerson e il ministro della Difesa Jim Mattis, secondo quanto scrive il quotidiano americano, «è stata approvata una licenza commerciale per l’esportazione della mitragliatrice ad alta precisione M107A1».

L’autorizzazione alla vendita all’Ucraina di «armi letali» era già stata sottoscritta dall’amministrazione Obama nel 2014 ma non era mai stata applicata fino ad oggi, a conferma della scelta dell’attuale amministrazione stellestriscie di andare a un muro contro muro con Mosca. L’approccio americano alla crisi ucraina è stato riassunto da Kurt Volker, ex plenipotenziario della Nato, a cui Tillerson ha affidato il compito di seguire gli adempimenti agli accordi di Minsk. Secondo Volker, in Ucraina «i costi dell’intervento russo devono aumentare, così che Putin scelga o di sostenere ulteriori spese militari o accordarsi».

Una scelta cinica che intende far deragliare il difficile percorso di pace nella regione. Qualche settimane fa, il gruppo di contatto del «Formato Normandia» a cui partecipano Russia, Francia e Germania è riuscito a far approvare un accordo per lo scambio dei prigionieri tra Ucraina e «repubbliche popolari»: un primo piccolo passo nell’attuazione degli accordi di Minsk. Secondo la TASS lo scambio dei prigionieri dovrebbe avvenire già stanotte.

Ma a Washington sembrano avere altri obbiettivi. Come ha dichiarato ieri un funzionario del dipartimento di Stato, con la vendita delle mitragliatrici «abbiamo attraversato il Rubicone, si tratta di armi pesanti e prevedo che a breve ne forniremo altre». Un segreto di Pulcinella: si tratta della fornitura a Kiev dei missili anticarro Javelin.

IL GOVERNO POROSHENKO continua a giocare su due tavoli. Da una parte mostra accondiscendenza verso l’Europa e la Russia che vorrebbero giungere rapidamente a una sistemazione del conflitto nel Donbass. L’Ucraina ha vitale necessità di proseguire il percorso dell’integrazione nella Ue e non vuole indispettire più di tanto Merkel e Macron. Dall’altra, accarezza ancora la possibilità di poter riprendere manu militari il potere a Donetsk e Lugansk e asseconda il tentativo Usa di mettere un proprio cuneo permanente nel mondo slavo. Non è una coincidenza che anche il Canada, questa settimana abbia approvato la vendita di «armi letali» all’Ucraina.

La replica del Cremlino è stata affidata alla portavoce del ministero degli Esteri Marya Zacharova. La diplomatica russa ha accusato Washington e Ottawa di fornire false informazioni sul conflitto in Ucraina come «pretesto per iniziare la consegna di armi su larga scala all’Ucraina». E prevede che tutto ciò spingerà l’Ucraina «verso nuove e sconsiderate azioni militari».

Ma il mood russofobo del capo della Casa Bianca non riguarda solo l’Ucraina.

TRUMP all’inizio di questa settimana ha pubblicato il suo National Security Strategy in cui si individua nella Cina e nella Russia i più pericolosi avversari dell’America. In particolare sulla Russia nel documento si afferma che le ambizioni e il potenziale di Mosca stanno creando «una instabile frontiera in Eurasia, dove il rischio di conflitti dovuti a errori di calcolo dei russi sta crescendo».

E proprio l’altro ieri, a mettere altra benzina sul fuoco, gli Usa hanno aggiunto altre sanzioni, per violazione dei diritti umani, contro 5 funzionari russi tra cui il presidente in pectore della Cecenia, Ramzan Kadyrov.