Ieri era a Vicofaro, in provincia di Pistoia, nella parrocchia di don Massimo Biancalani, prete dell’accoglienza. Qualche decina di militanti di Casapound e Forza Nuova hanno manifestato contro la sua presenza. «Cercano di farsi pubblicità, patetici, mi seguono ovunque», sospira Laura Boldrini.

Da quando non è più presidente della Camera ha moltiplicato l’impegno sui diritti: donne e migranti prima di tutto. Argomenti controvento nell’Italia di questi mesi.

«Il primo giorno da deputata ho depositato la proposta di legge sulla cittadinanza, quella sul cognome della madre ai figli e quella sull’omofobia». Venerdì ha incontrato una trentina di associazioni per discutere di un piano per incentivare l’occupazione e l’imprenditoria femminile. «Adotto un metodo opposto a quello che usa di solito la politica: sottoporrò le mie proposte di legge prima alla società civile e poi le depositerò».

Salvini, l’antagonista delle sue battaglie, aspira a diventare presidente del Consiglio in alleanza con i 5 stelle. Che Italia sarebbe quella rappresentata da lui?

La settimana scorsa ero a New York su invito di Tina Brown per il summit Women in the word, 2500 donne in sala, da Hillary Clinton a Sophie Trudeau come relatrici. Asia Argento ed io eravamo con Ronan Farrow, premio Pulitzer per gli articoli sul caso Weinstein. Mi hanno presentato al Lincoln Center proiettando un video con tutte le minacce che ho subito. La bambola gonfiabile di Salvini, il post sul blog di Grillo «cosa fareste in auto con Boldrini». La platea è rimasta di sasso quando ho detto che Salvini rischia di diventare premier. Quel leader che non ha mai preso le distanze dai sindaci leghisti che mi hanno augurato la morte e lo stupro. Una persona come Salvini non è adatta a fare il presidente del consiglio.

I 5 stelle non la pensano così.

Augurare lo stupro all’avversaria politica l’ho visto fare in Ruanda e in Bosnia. È una mortificazione a tutto il paese. Se i leader parlano così, perché non dovrebbero farlo anche gli attivisti? Infatti gli attivisti di Lega e M5S hanno fatto a gara per dire sconcezze su di me.

Il movimento Non una di meno invece ha subito adottato la denuncia di Asia Argento.

Dopo la sua denuncia, Asia ora si mette a disposizione della battaglia per i diritti delle donne. A fronte di quello che è stato detto dai signori reazionari che vanno in tv, maschilisti e misogini, c’è tanta parte del paese che l’ha sostenuta.

La accusano di essere moralista e di fare battaglie per il ’politicamente corretto’.

Ma che vuol dire? La correttezza è importante, l’offesa non può essere applaudita. E con il moralismo non c’entra. Scambiare la seduzione con la molestia è un giochino di chi vuole confondere le cose. Sono allibita che Sallusti (direttore del Giornale, ndr) dica che ogni relazione inizi con una molestia. Forse le sue. La molestia è abuso del potere per forzare una donna ad avere una relazione che non vuole. Se lui non sa la differenza fra amore e molestia è un problema. Ma un problema suo. Oppure vuole sminuire la gravità della molestia, e questo sarebbe grave. Negli Usa la campagna #metoo ha permesso a tante donne comuni di rompere il silenzio. In Italia non c’è stata una mobilitazione così forte perché i media mainstream hanno preferito restare sulle questioni di Hollywood.

Lega più 5stelle: lei personalmente ha contro più del 51 per cento del parlamento.

Io lavoro sui temi. Ma è triste che dopo un mese e mezzo i sedicenti vincitori ancora non abbiano concluso niente. E stupisce anche che Di Maio sia pronto a tutto pur di fare il governo. La politica dei due forni è una formula andreottiana. Di Maio è l’Andreotti 4.0. Non più «uno vale uno» ma «uno vale l’altro». È la negazione della politica.

Una parte della sinistra guarda con interesse a M5S. Anche Liberi e uguali. E molti elettori vi hanno abbandonato per loro.

Parto dal merito delle cose. Prendiamo l’ultimo tratto della 17esima legislatura. Che punti di contatti ci sono fra la sinistra e i 5 stelle sull’immigrazione? Loro hanno parlato di ’taxi del mare’ ai danni delle ong che salvano migliaia di persone e non hanno consentito di approvare lo ius soli. Le alleanze si fanno sui programmi. O su cos’altro?

Non si unisce al coro di quelli che consigliano il Pd di allearsi con i 5 stelle?

No. Politicamente, per tutta la sinistra, sarebbe perdere i propri riferimenti. La sinistra che guarda ai 5 stelle non ha capito la loro natura poco democratica. Anche se poi, considerando le offerte a destra e manca che fa Di Maio viene da chiedersi: ma gli stessi 5 stelle l’hanno capita la propria natura? Il loro camaleontismo, il loro cambiare idea e programmi elettorali a seconda di come conviene – lo si è visto su tutto, dall’Europa alla Nato – quale garanzie fornirebbe a chi ha una visione progressista della società?

La sinistra sconfitta all’epoca dei 5 stelle, e anche da loro, ha speranza di ripartire?

La sconfitta è di tutta l’area della sinistra. Se il Pd va bene, va bene anche quello che c’è alla sua sinistra. Se va male, va male anche la sinistra radicale. L’elettorato non ha distinto chi stava al governo e chi no. Da questo dato di fatto dobbiamo ripartire. Dobbiamo dimostrare che abbiamo capito la lezione. Leu, nata tre mesi prima delle elezioni, non è stata giudicata credibile. Penso che oggi servano scelte radicali e inequivocabili: un big bang di tutti. Uscire dagli steccati, ricominciare dalle fondamenta, ritornare coerenti e credibili di fronte agli elettori. E femministi. La sinistra non può che essere femminista. E invece oggi tanto nel Pd che in Leu assistiamo a una sfilata di maschi. C’è un solo partito in Italia che ha una leader, ed è a destra, Giorgia Meloni. Per la sinistra una leader sarebbe scioccante. Non esiste in nessun altro paese europeo una sinistra con questo deficit femminile.