Tomaso Montanari scrive che «il percorso del Brancaccio non c’è più». Pippo Civati (Possibile) che succede?

A me dispiace. Questa decisione mi ha sorpreso. Ma è eccessivo sia quello che è stato scritto, sia la decisione di smobilitare. Invito tutti a una riflessione e a esplicitare i problemi veri, evitando toni offensivi dicendo che ci siamo spartiti i posti. Capiamo quali sono gli elementi su cui confrontarci. L’invito a partecipare all’assemblea del due dicembre rimane.

Smentisce un accordo sulle quote della lista unitaria con Sinistra Italiana e Mdp?

Con tutta la forza. Non ho fatto alcuna spartizione. L’unico spartito che seguo è il nostro manifesto. Basta un click sul sito di Possibile per guardarlo. Lo mettiamo a disposizione del Brancaccio, del post Brancaccio e della lista unitaria. Sono sorpreso da quello che scrive Montanari, anche perché ha partecipato alle stesse riunioni dove c’ero anch’io. Non esiste un percorso parallelo, né una leadership pre-ordinata. Solo un mese fa Grasso non era nemmeno in pista. Tutto è aperto e il percorso è in fase embrionale. Dipende da chi si presenterà alle assemblee che convocheremo in vista di quella più grande fissata il 2 dicembre. Se ci saranno solo gli amici stretti non funzioneranno. Ma nessuno si augura questo, altrimenti non avremmo fatto la lista unitaria.

Avete proposto un nuovo ciclo di assemblee. Ma non bastavano le cento partite dal Brancaccio?

Il Brancaccio aveva un limite, si rivolgeva a un pezzo della sinistra mentre quello di chi aveva fatto politica nel Pd era fischiato. È stato un errore. L’ho detto con sincerità proprio al Brancaccio. Siamo rimasti che avrebbero fatto le loro assemblee e ci avrebbero detto cosa piaceva o meno del percorso complessivo. Che ci fosse un impostazione diversa lo si sapeva, ma nessuno era spaventato per questo.

Ora però l’assemblea di sabato 18 è stata annullata. Ci sono stati veti a sinistra?

Nessuno ha posto veti, né ha detto con Rifondazione mai. Se Rifondazione vuole discutere sul programma con noi io sono a disposizione, come lo ero prima che uscissero queste lettere.

Montanari scrive di avere inviato a Si, Mdp e Possibile un «percorso fuori dai confini dei partiti». Ma non gli avete risposto. È vero?

No. La discussione è avvenuta con alcuni in maniera più stretta. Le assemblee che abbiamo lanciato in vista del 2 dicembre non sono lontane dal percorso che hanno stilato Montanari e Falcone. Tutti abbiamo fatto esercizi di umiltà, nessuno ha precostituito nulla e non ho alcun sospetto che lo abbiano fatto altri.

Questa vicenda produrrà un contraccolpo sul processo che avete avviato?

Dipende da noi. Lo smentiremo politicamente se apriremo le liste, se faremo le assemblee in maniera democratica, se avremo un programma ambizioso. Non mi interessa rispondere a una polemica che mi sembra spropositata, mi interessa ragionare con tutti, Rifondazione comunista compresa, su come ridare una forma a questo percorso.

Anche lei trova Grasso un «programma vivente della sinistra»?

Per me è una figura che potrebbe rispondere all’esigenza di mettere insieme il civismo con la politica più «politica».

Piero Fassino la chiamerà per conto di Renzi e le proporrà un confronto con Mdp e Si. Ci andrà?

Proprio perché lo schema è unitario spero che la sinistra abbia un unico interlocutore risparmiando a Fassino molte telefonate. La lontananza prodotta in questi anni è stata determinata dalle scelte che Renzi ha rivendicato ancora ieri. Vogliono fare un altro Jobs Act. Ma questo non è proprio possibile con noi.

Pisapia insiste: vuole fare il centrosinistra. A chi dare retta?

La discussione sul centrosinistra non è mai iniziata davvero. Se si tratta di fare gli alleati del renzismo non serve a niente. Renzi ha già la sinistra interna ed è già accessoriato. A Pisapia dico che non serve fare gli accessori di Renzi dall’esterno.