Dottor Emmanuel di fronte al Congresso, Mr.Macron con Donald Trump la vigilia. Il presidente francese, ieri con un discorso di circa un’ora al Congresso Usa, ha chiarito le ambiguità che erano emerse nell’incontro con il presidente Usa il giorno prima e la conferenza stampa che aveva sollevato varie perplessità e critiche. E questo su tutti i temi, con il risultato che ha avuto 19 interruzioni con applausi e standing ovation (eguagliando quasi il recordman Benjamin Netanhiau, a quota 25), ma l’approvazione è venuta soprattutto dal campo democratico che da quello repubblicano, soprattutto su temi caldi, come il cambiamento climatico, il commercio internazionale e l’Iran, tutti punti di discordia tra Francia e Usa, che Macron ha affrontato senza nascondersi. Il discorso di Macron è stato un inno al “multilateralismo forte” come garanzia della democrazia, mentre le nubi si addensano all’orizzonte. Non ha nascosto il disaccordo con Trump sulla questione del cambiamento climatico: “non c’è un pianeta B” ha detto, “pensate al futuro”, “quale è onestamente il senso della vita se viviamo distruggendo la Terra e sacrifichiamo l’avvenire dei nostri figli?”. Senza mai citare il nome di Trump, la critica è stata chiara sul clima: “alcuni considerano che è più importante proteggere l’industria che rilevare le sfide del cambiamento climatico”, ma si è detto “sicuro che un giorno gli Usa torneranno nell’Accordo di Parigi”, che hanno abbandonato un anno fa. Stesse critiche senza mezzi termini contro le guerre commerciali, i “rischi dell’isolazionismo”, il nazionalismo.

Macron non ha nascosto le divergenze sull’Iran. “La Francia non si ritirerà dal Jcpoa” (l’accordo sul nucleare iraniano firmato nel luglio 2015, tra i 5 membri permanenti del consiglio di sicurezza dell’Onu, la Germania e l’Iran). “Il vostro presidente – ha detto – dovrà nelle prossime settimane assumersi le proprie responsabilità su questa questione. Cio’ che abbiamo deciso di fare è lavorare a un accordo più generale, più completo”, ma a partire da “4 pilastri”: il primo è confermare “il fondo dell’accordo esistente”, che potrà poi venire esteso nel tempo, oltre al 2025, per essere certi che l’Iran – “una grande civiltà” – “non avrà l’arma nucleare né adesso, né tra dieci anni, mai”. Macron ha precisato: “ma questa politica non deve portare alla guerra in Medioriente. Dobbiamo garantire la sovranità degli stati, compreso l’Iran”, “non riproduciamo gli errori del passato nella regione, non creiamo noi stessi una nuova guerra”. Macron ha insistito: “c’è un quadro esistente, il Jcpoa, che controlla e inquadra l’attività nucleare iraniana. L’abbiamo firmato, Usa e Francia. Per questo non possiamo sbarazzarcene. Ma è anche vero che questo accordo non risponde a tutte le inquietudini, a tutte le questioni. Ma non dobbiamo abbandonarlo prima di avere qualcosa di altro”, che sia una garanzia per tutti, che non ci sia una corsa all’arma nucleare in Medioriente e al tempo stesso  protegga le sovranità nella regione.