Terremoto nell’urna terremotata. Nel cratere dell’Appennino il paesaggio è ancora un ammasso disordinato di case sventrate e detriti ai margini delle strade, e anche le elezioni politiche lasciano dietro di loro soltanto macerie, quelle del centrosinistra e dei partiti di governo. Avanza in maniera impetuosa la destra, cresce sensibilmente il Movimento Cinque Stelle, affonda il Pd, tracolla la sinistra. L’astensione, invece, al contrario di quanto accaduto con il referendum costituzionale del 2016, non appare un problema: certo, la percentuale dei votanti è al di sotto della media nazionale, ma non in maniera drammatica, e in ogni comune balla intorno al 70%.

Ad Arquata del Tronto il sindaco di destra Aleandro Petrucci ha annientato il suo vice del Pd, Michele Franchi: la Lega (19%) ha superato il Pd (18%) e Forza Italia (18%), mentre il Movimento Cinque Stelle si è assestato a quota 31%. Da segnalare il botto di Casapound, che in paese arriva a toccare il 3.8% alla Camera, superando di gran lunga Liberi e Uguali (1.2%) e Potere al Popolo (0.2%).

Petrucci è soddisfatto per il risultato del suo schieramento, ma da esponente di Forza Italia, non nasconde qualche recriminazione: «Mi aspettavo un risultato migliore a livello nazionale».

Pochi chilometri più a nord di Arquata, nel maceratese distrutto, si segnala il risultato clamoroso della Lega, che elegge due parlamentari e tallona il Movimento Cinque Stelle nei consensi.

Il partito di Matteo Salvini è ovunque sopra al 20%, la coalizione di centrodestra sfiora spesso e volentieri il 40% e in alcuni casi incassa più della metà dei consensi degli aventi diritto, come a Visso, comune amministrato dal neosenatore Giuliano Pazzaglini, eletto nella lista proporzionale, ma sconfitto dai grillini all’uninominale per appena 300 voti, quasi tutti persi sulla costa anconetana.

Salvini, d’altra parte, sul tema del terremoto ha investito una buona parte delle sue energie elettorali, visitando spesso i comuni del cratere e intestandosi battaglie dal grande potenziale mediatico come quella di nonna Peppina, la 90enne sfollata di Fiastra cacciata via dalla casetta che si era costruita da sola vicino al lago. I rotocalchi televisivi ne hanno parlato per mesi, l’unica soluzione concreta (una sanatoria) era stata presentata dalla ex deputata Lara Ricciatti (non riconfermata nelle Marche con LeU) ma il raccolto elettorale se l’è preso comunque tutto la Lega.

Nel maceratese il Pd marchigiano incassa i colpi più dolorosi: il segretario regionale Francesco Comi non è riuscito a farsi eleggere al Senato e ieri si è dimesso, persino il rettore dell’università di Camerino Fulvio Corradini, considerato favoritissimo, si è arreso all’uninominale, riuscendo ad arrivare primo soltanto in paese, e per appena cento voti.

Notevole, infine, l’affermazione dell’estrema destra, con Casapound che in provincia di Ascoli va al 2%, mezzo punto sotto a LeU e mezzo punto sopra a Pap. Percentuale che sale nelle zone terremotate e nel capoluogo, con il 3% ampiamente superato e più voti degli schieramenti di sinistra. Non c’è molto di che meravigliarsi, in realtà: Ascoli, tra l’altro medaglia d’oro per la Resistenza, è nerissima almeno dagli anni ’70, quando la buona borghesia cittadina proteggeva come figli l’ordinovista Gianni Nardi e il Nar Valerio Viccei. Per decenni una Dc particolarmente orientata a destra era riuscita ad arginare il fenomeno, con il crollo dei partiti tradizionali i voti neofascisti sono tornati a casa.