«La situazione è stagnante» sostiene il senatore Gregorio De Falco. Il barometro delle tensioni interne ai grillini dice che il capitano di fregata non è mai stato così vicino all’espulsione dal gruppo del M5S a palazzo Madama. Insieme a lui verrebbe allontanata, anche se solo con un provvedimento di «sospensione», un’altra senatrice critica, Elena Fattori.
De Falco è tornato ad attaccare sul condono a Ischia, alludendo esplicitamente al fatto che Fi ormai è divenuta la stampella della maggioranza, creando uno schema che mette ulteriormente all’angolo i 5S. «Emerge platealmente che la maggioranza che sostiene il governo può contare anche su Forza Italia, all’occorrenza. Questa circostanza rende comprensibile il motivo dell’apparente subalternità del M5S alla Lega» dice De Falco.

Pare vogliano espellerla senza neanche passare dai probiviri. Ne sa qualcosa di più?

Non so nulla. Vede, qualunque mossa di questo tipo nei miei confronti dovrebbe contenere un accusa, se non altro per permettere che mi possa difendere. È tipico degli impianti totalitari, invece, portare avanti un procedimento senza un’accusa specifica.

Non le sembra strano che tutta questa tensione nei confronti suoi e degli altri dissidenti arrivi proprio mentre i punti di divergenza tra la componente 5S e quella leghista cominciano a moltiplicarsi?

Noi non siamo dissidenti, siamo coerenti col programma del M5S e coi suoi valori. Quanto alle differenze con la Lega, mi sta dicendo che noi siamo una specie di ‘messa a terra’, un espediente per scaricare tensioni interne altrove. A pensarci bene potrebbe essere. Effettivamente il M5S sta in tensione con la controparte. Sta in tensione con il suo programma, parlavamo di manette agli evasori e non di condoni, di certezza della pena e del diritto. Io ho fatto campagna elettorale con Alfonso Bonafede, attuale ministro della giustizia, e non mi pare avessimo mai detto cose simili a quelle che stanno portando avanti adesso.

Come reagiscono gli altri eletti e la base grillina a questa situazione? Ha avuto qualche reazione?

Mi scrivono in privato. Mi arrivano messaggi nei quali mi si esprime solidarietà e mi si invita a non uscire dal Movimento. La cosa mi fa piacere perché sto subendo molti attacchi anche dall’esterno del M5S, che vanno sul piano personale e non entrano nel merito delle mie posizioni politiche.

A proposito degli attacchi a mezzo stampa: davvero un parlamentare deve per forza conformarsi al volere dei vertici del suo partito?

Sarei anche disposto ad accettare di essere vincolato alle decisioni prese a maggioranza dall’assemblea del mio gruppo parlamentare, dopo adeguata discussione. Il problema è che questa discussione l’abbiamo chiesta più volte e non ci è mai stata concessa. Dunque mi rifaccio al programma del M5S e ai suoi valori fondanti. Ecco perché non mi sento un dissidente.

È in ballo una questione importante, per il M5S e per la stessa democrazia rappresentativa.

Forse ha ragione, ormai si va oltre la questione specifica del condono. Non mi sento Calamandrei, ma potrei ugualmente citarle l’articolo 68 della Costituzione. Dice che un parlamentare non può essere chiamato a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle sue funzioni. Altrimenti, come dice Massimo Villone, gli eletti sono soltanto scimmiette ammaestrate. Sto citando un articolo uscito proprio sul manifesto…

Il che fa capire che, a differenza di quello che pensano alcuni suoi colleghi, i giornali servono…

Eccome se servono!