Negli Stati Uniti è in arrivo il rapporto di un gran giurì della Pennsylvania che esporrà decenni di casi di abuso sessuale avvenuti all’interno della chiesa cattolica romana statunitense. Prima della sua divulgazione, il vescovo Ronald Gainer di Harrisburg ha ordinato che i nomi degli ex vescovi, sin dagli anni Quaranta, vengano rimossi dagli edifici della chiesa.

«Credo fermamente che i leader della diocesi debbano mantenersi a un livello più alto e debbano rinunciare a simboli onorari nell’interesse della guarigione», ha detto il vescovo in conferenza stampa.

Non è la prima volta che i nomi di vescovi e sacerdoti coinvolti in scandali di abusi sessuali vengono cancellati dagli edifici delle chiese: è già accaduto in altre diocesi, ma è la prima volta che un vescovo attua una radicale epurazione dell’eredità dei predecessori.

La mossa arriva mentre i cattolici negli Stati uniti si trovano di fronte a una nuova ondata di accuse che fino a ora ha fatto crollare un cardinale, Theodore McCarrick, e reso noti possibili coperture e insabbiamenti da parte dei più alti livelli della chiesa: si parla di più di 300 preti accusati di abusi sessuali in sette decenni. C’è Harrisburg, una delle sei diocesi di una regione della Pennsylvania fortemente cattolica.

E proprio le diocesi di Harrisburg e Greensburg, lo scorso anno, avevano tentato di fermare le indagini del gran giurì, secondo quanto riportato dal The Pittsburgh Post-Gazette. All’interno della chiesa si sapeva da decenni delle accuse nei confronti dell’ex cardinale McCarrick, molestie sessuali su giovani che si stavano preparando a diventare sacerdoti, ma nessuno ha mai agito.

Ora il cardinale Daniel DiNardo, arcivescovo di Galveston-Houston, ha rilasciato una dichiarazione: le accuse «rivelano un grave fallimento morale all’interno della chiesa». E ha assicurato: la conferenza episcopale sta valutando la linea d’azione, stavolta non sfocerà tutto in un nulla di fatto.

Il vescovo Gainer ha continuato in questo flusso di scuse e ammissioni di colpa, dicendo di provare «profondo dolore»: «Mi scuso con le vittime degli abusi sessuali, con i fedeli cattolici e con il pubblico in generale per gli abusi che hanno avuto luogo e per quei funzionari della chiesa che non hanno protetto i bambini».

In questo clima teso, è stata accolta con entusiasmo la dichiarazione di papa Francesco sull’inammissibilità della pena di morte: con uno «rescritto» firmato dal cardinale Luis Ladaria, il pontefice riforma il Catechismo stabilendo che, Vangelo alla mano, la pena capitale non è accettabile perché «attenta all’inviolabilità e dignità della persona».

Per questo, prosegue il testo, la chiesa «si impegna con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo». Anche se i cattolici Usa non sono compatti nel condannare la pena capitale che è ancora in vigore in molti Stati dell’Unione, l’esternazione di papa Francesco è arrivata come un provvidenziale diversivo in attesa che il rapporto del gran giurì venga divulgato.