Laboratorio politico di una Lega che ormai punta alla Regione, Pisa torna all’attenzione delle cronache, ma questa volta per le voci d’opposizione. Ha fatto discutere il comunicato, firmato dall’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto, con cui il Consiglio Pastorale diocesano ha espresso perplessità e preoccupazione sulle politiche di accoglienza migranti e sul pluralismo religioso.

Il sindaco Conti non è chiamato direttamente in causa, ma i contenuti del documento, pubblicato sul sito della Caritas di Pisa, non lasciano spazio a fraintendimenti. Si parla di «un clima di crescente disagio e smarrimento per l’acuirsi di toni e atteggiamenti discriminatori e intolleranti nelle relazioni interpersonali e sociali». «Non si può non essere preoccupati – scrive il vescovo – per l’esaltazione di un individualismo egoista che esclude ed emargina ogni diversità e che attraverso slogan urlati ripetuti con esasperante monotonia crea esclusione invece di cercare strade condivise per costruire una società armonica e inclusiva per tutti».

Il riferimento è alle politiche nazionali e locali: in connessione alle proteste contro il decreto sicurezza, che stanno coinvolgimento i più alti livelli della gerarchia ecclesiastica, ma anche in relazione a Pisa (e provincia) dove, negli ultimi mesi, una serie di iniziative hanno sollevato attenzione, e sdegno, anche al di fuori della Toscana. Si va dalla demolizione del campo rom di Navacchio, con tanto di foto sulla ruspa della sindaca di Cascina Susanna Ceccardi, al «caso Lodi» in versione pisana (l’approvazione del Documento unico di programmazione, accusato di contenere evidenti profili discriminatori), alla campagna contro l’apertura della Moschea a Pisa. In agosto c’era stato uno scambio di battute tra il direttore della Caritas diocesana e il deputato leghista Ziello, che aveva criticato «alcuni preti pisani che elargiscono offerte ai rom».

L’approvazione del Dup ha sollevato le reazioni negative degli esponenti toscani dell’Azione cattolica. Sulla vicenda della Moschea il comunicato è molto chiaro quando spiega che «ogni forma di esclusione è sempre una pianta infestante» e che «voler impedire a qualcuno di esercitare il culto legato alla propria fede non è che l’inizio di una forma diffusa di intolleranza religiosa».

Fin dal suo insediamento, la Lega ha alternato gli attacchi al mondo dell’accoglienza – non risparmiando il clero, come nella polemica di Salvini contro don Zappolini per il suo presepe nella spazzatura – ai tentativi di utilizzare la religione cristiana come fattore politico-identitario: si veda la mozione sul crocifisso nell’aula consiliare e nei principali luoghi pubblici. «È stato finalmente smascherato l’utilizzo strumentale della religione da parte della Giunta», spiega Ciccio Auletta, capogruppo di Diritti in comune, che considera il comunicato «di grandissima rilevanza». La questione della Moschea è ora un campo aperto su cui si dovrà misurare l’opposizione politica e sociale, che sconta lo stato confusionale del Pd, ma che sembra allargarsi di fronte alla deriva di destra di uno dei comuni chiave nel quadro nazionale.