«Stranieri, non lasciateci soli con i fascisti». Affisso a una cancellata ai lati della piazza, lo striscione diventa via via quasi invisibile, coperto da un’onda multicolore di donne e uomini di ogni età ed estrazione sociale. Ci sono mamme con i loro piccoli in carrozzina, e anziani che ricordano ancora quanti lutti, quante tragedie, quante privazioni hanno vissuto da bambini, nei terribili anni della seconda guerra mondiale. Uno di loro, in sella alla sua bici, guarda piazza delle Carceri strapiena, e dice tre semplici parole «E’ giusto così». Da vent’anni Prato non vedeva una piazza così partecipata, lo dicono i pratesi Paolo Balestri («non è tutta pratese ma l’è un bel vedere») e Leonardo Becheri. Il sindaco dem Matteo Biffoni, in cima alla scalinata che porta al palco naturale dei relatori (e delle «autorità»), sente il momento, e non fa sconti a chi ha permesso che 150 fascisti potessero manifestare poco lontano da qui: «Viviamo come uno spregio enorme la manifestazione di Forza Nuova, Prato non se lo merita. E’ stato superato un confine che non doveva essere oltrepassato, commemorare la nascita del partito fascista. Prato è quella dei 29 martiri, è medaglia d’argento per la Resistenza, è una città aperta e tollerante. Oggi è stata sdoganata l’ipocrisia».

Sotto l’occhio attento e discreto della Cgil ci sono almeno cinquemila cittadini, poi un migliaio di fiorentini con la candidata sindaco della sinistra unita, Antonella Bundu, arrivata in treno con i manifestanti. E ancora i livornesi, i pisani, i pistoiesi, gli apuani di Massa e Carrara con i loro striscioni, in ricordo di una lotta partigiana costata stragi di civili, e la morte di migliaia di ragazzi che avevano preso il fucile per riconquistare la libertà perduta. Si canta in coro, sommessamente, Bella Ciao, e dalle parti del Cpa Firenze sud si alza lo striscione «Saremo la prima goccia della tempesta» in ricordo del compagno Lorenzo ‘Orso’ Orsetti, che per la libertà di un popolo oppresso, contro tutti i fanatismi, ha dato la vita. Anche per lui cantano il Coro d’assalto Garibaldi di Livorno e il Coro dell’Anpi, anche per lui suonano i Fiati Sprecati.

Fianco a fianco le bandiere di Psi, Pd, Rifondazione, Pci, Verdi, Si, Mdp, anche del M5S, dei sindacati confederali e di base, dell’ Anpi e di tante associazioni, colorano ulteriormente la piazza, in una manifestazione forse irripetibile, dove il cronista tra la folla cerca (vanamente) il renzianissimo Dario Parrini per un selfie. Se non ora, quando?

Il vicepresidente Gianfranco Pagliarulo ribadisce che l’Anpi vuol procedere in sede legale contro Fn, e contro chi ha concesso loro la facoltà di essere oggi in piazza del Mercato Nuovo. Una impeccabile diretta di Controradio da entrambe le piazze fa conoscere in tempo reale che là sono arrivati in 137, tutti da sopra la linea gotica, più una ventina di pratesi. Ad attenderli ci sono più cronisti, foto e telereporter di loro, oltre a un imponente schieramento delle forze dell’ordine, su cui la moral suasion del (gran) procuratore Giuseppe Nicolosi, che ha aperto una inchiesta sugli sfregi alle sedi dell’Anpi e del Pd, e sulle modalità comunicative di Fn, ha fatto presa: le bandiere restano arrotolate, e gli stessi leader cercano di bloccare i saluti romani dei loro camerati, che pure non resistono e levano la destra urlando «ebreo» a Gad Lerner, prima di levarsi di torno dopo meno di due ore, scortati alla stazione non solo da polizia carabinieri e finanzieri ma anche da un robusto gruppo di antifascisti. «La scelta della piazza per Fn non è stata casuale – osserva Davide Finizio, portavoce della comunità buddista – qui c’è stato di recente il capodanno cinese, qui ha sede il nostro tempio, davanti a noi tra qualche mese aprirà la moschea, e vicino c’è una chiesa. Questa è la piazza della fratellanza e dell’integrazione, e a qualcuno tutto ciò forse dà fastidio». Senza forse.