Per il Pd sarà una settimana nera, l’ultima di lavoro della commissione d’inchiesta sul sistema bancario. E sarà un gran finale col botto. Lunedì, martedì e mercoledì, ogni giorno avrà la sua pena: rispettivamente con le audizioni del ministro Padoan, del governatore di Bankitalia Visco e infine dell’ex amministratore di Unicredit Federico Ghizzoni. Consapevoli che la sottosegretaria Boschi sarà comunque il bersaglio, nel Pd si prepara la strategia di difesa.

NON CHE MANCHINO i malumori verso lei. E verso la scelta di Renzi, un anno fa, di volerla a tutti i costi nel governo Gentiloni (letteralmente, visto che oggi è lui a pagare in termini di consenso e sondaggi). E in ultimo contro la scelta di istituire la commissione banche. Dario Franceschini e Marco Minniti sono freddi su tutta la vicenda banche. E Andrea Orlando si sfoga davanti alla sua corrente riunita a Roma: «Chiedo al gruppo dirigente di smetterla di costruire trappole dove poi sistematicamente cadiamo dentro».

Ma ormai la blindatura della sottosegretaria è irrinunciabile. «Ha chiarito tutto in maniera chiara ed evidente, mi auguro che Maria Elena si ricandidi», dice il ministro Lotti al Tg3. Sarà ricandidata, e probabilmente – ma non è ancora deciso – nel suo collegio naturale. Anche il più piccolo passo indietro sarebbe presa per un’ammissione di colpa.

E INVECE LA LINEA DI DIFESA del Pd è opposta, è il classico attacco: «Quella di questi giorni è solo strumentalizzazione politica basata sul nulla. La commissione deve indagare sulle ragioni delle crisi delle banche, l’interessamento di Boschi su Etruria non c’entra niente», spiega Matteo Orfini. Poi, appunto, l’affondo sugli avversari. «Questo è un paese fantastico in cui la sinistra radicale fa da cameriera ai poteri forti. Venerdì l’ex ad di Veneto Banca conferma le pressioni di Bankitalia per la fusione di Veneto e Etruria. E invece sabato sui giornali si legge solo che l’allora ministra ha presenziato un quarto d’ora a un incontro di cui si sapeva già». Da sinistra l’accusa è rimandata al mittente: «Boschi dovrebbe dimettersi», attacca Stefano Fassina (Si-Leu), «per responsabilità, per opportunità, oltre che per rispetto delle decine di migliaia di risparmiatori truffati. Per fatti meno rilevanti Lupi e la Idem, sono arrivate le dimissioni». «C’è un conflitto di interessi grande come una casa tra gli interessi della famiglia del ministro Boschi e di suo padre e l’interesse pubblico. L’ex ministra vada in commissione per essere audita», rincara Miguel Gotor. La controreplica di Orfini è una sfida: «Fin qui per scegliere chi ascoltare è valso il principio di unanimità. Se ora salta allora si ascoltano tutti. Vogliono chiamare anche l’ex premier Renzi? Allora anche altri ex premier, Letta per esempio».

MA IL CALENDARIO delle audizioni è chiuso, e le camere si avviano alle ultime due settimane di vita. E a camere sciolte i commissari potranno solo dedicarsi alle relazioni (di maggioranza e opposizione).

INTANTO PERÒ IL PD deve bere fino in fondo l’amaro calice. E disporsi a far passare la nottata. In molti al Nazareno sono convinti che presto il polverone si poserà. Che è poi la ragione che ha spinto Renzi e i suoi a chiedere la commissione: affrontare subito le inevitabili polemiche e consumarle entro l’anno. E scongiurare che qualcuno tiri in ballo il leader Pd, per interposta Boschi, a quindici giorni dal voto. «Vedrete, alla fine nessuno potrà sostenere che è colpa di Maria Elena se le banche sono fallite. E dopo le feste tutta la polemica sarà invecchiata», spiega un dirigente di prima fascia.

INTANTO MARTEDÌ, con l’audizione di Visco, il Pd proverà per far emergere la tesi di Renzi, e cioè quella della «mancanza di controllo» nella gestione delle crisi bancarie da parte di Bankitalia. Mercoledì sarà infine la volta dell’attesa testimonianza di Ghizzoni. L’ex direttore del Corriere della sera Ferruccio De Bortoli ha scritto nel suo libro «Poteri forti (o quasi)», nella ormai famigerata pagina 209: «Maria Elena Boschi chiese a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria. La domanda era inusuale da parte di un membro del governo all’amministratore delegato di una banca quotata. Ghizzoni, comunque, incaricò un suo collaboratore di fare le opportune valutazioni patrimoniali, poi decise di lasciar perdere». Boschi di recente ha querelato il giornalista. L’ex ad a sua volta ha detto che avrebbe parlatosolo davanti alla commissione.

«FAREMO QUESTI VENTI minuti di cinema, ma altro non potremo chiedere a Ghizzoni», spiega un dirigente dem. «Poi si dovranno rassegnare: la commissione deve capire perché le banche sono andate in crisi. Non perché un deputato si interessa a un problema del suo collegio».