Mentre nelle sale polacche esplode il caso Kler di Wojtek Smarzowski di cui abbiamo riferito dal festival di Gdynia, il film che spiattella in maniera provocatoria in un paese cattolico, tutti i possibili vizi del clero, Krzysztof Zanussi idealmente contrappone con il suo ultimo film Ether un diverso livello di riflessione, aggiungendo un altro capitolo alle sue meditazioni scientifico filosofiche. Il regista, Leone d’oro a Venezia ’84 per L’anno del sole quieto, è conosciuto in Italia quasi solo per i suoi film a carattere più apertamente religioso (Da un paese lontano, Massimiliano Kolbe), identificato quasi come un regista della propaganda cattolica, ma non se ne conosce perlopiù la filmografia che lo ha fatto diventare un nome autorevole nel cinema internazionale. In Ether (Etere) pone il problema contemporaneo di come la scoperta scientifica possa dare l’illusione della conquista assoluta di potere e di conoscenza.

La scoperta dell’etere all’inizio del ’900, la «quintessenza», poteva dare l’illusione di potere di vita e di morte sugli uomini perché toglieva il dolore ed eliminava lo stato di coscienza. Galizia 1912, un medico militare dell’esercito austroungarico sperimenta la nuova sostanza su una giovane donna che vuole sedurre, ma sbaglia la dose e la uccide e continua poi a sperimentarla anche sui soldati feriti arrivati dalle trincee della prima guerra mondiale, tra l’obiettivo di alleviarne le sofferenze e la vertigine del potere sulla morte. Abbiamo quindi: uno scienziato, il suo giovane aiutante dal cuore puro, un misterioso e oscuro individuo che compare nei momenti cruciali: aleggia nel film una certa atmosfera da doctor Faust e nello stesso tempo alla The Body Snatchers di Wise, il chirurgo disseppellitore di cadaveri per motivi di studio nella notte tempestosa.

Il regista continua in maniera meno allusiva di un tempo ad occuparsi di dilemmi morali come ha fatto fin dai suoi primi film Il Padre provinciale e il suo eccezionale esordio La struttura del Cristallo (’69): mettere in scena nel mondo contemporaneo diversi tipi di scienziati, provocare le loro posizioni non solo scientifiche ma etiche rispetto ad arrivismo, compromessi. Faceva filtrare le contraddizioni della società del socialismo reale attraverso film come Vita di famiglia, Colori mimetici, Spirale, Illuminazione che mostrano come ingegneri, fisici, matematici, meteorologi, contabili tanto presi dalle loro convinzioni indiscutibili, sono spesso inclini a ogni compromesso per raggiungere la «verità scientifica» destinati poi a soccombere di fronte all’imponderabile.

Zanussi laureato in fisica prima ancora degli studi di filosofia e di cinema è «entusiasta» della scienza, ci ha detto al festival di Gdynia dove il film era in concorso «ma la scienza deve seguire la sua vocazione, non diventare strumento di potere o sostituirsi alla religione come avviene oggi». Abile nei suoi film a costruire un fascino poetico, dato dalla sua equidistanza che mette in moto elementi di dubbio, incertezza e sospensione sui conflitti morali, in Ether manca forse l’elemento allusivo, mentre l’ambientazione nel passato allontana la tensione, tutto il racconto si fa più diretto e palese e il film prende addirittura una direzione pedagogica che è estranea al suo stile, ma si inserisce in ogni caso in maniera sottile nel dibattito filosofico contemporaneo.