Sotto la Torre Pendente c’è un nuovo “caso Lodi”. Sono bastati meno di sei mesi alla nuova amministrazione leghista – alleata con Forza Italia e Fdi – per cucinare, nelle pieghe del Documento unico di programmazione (Dup), al voto in questi giorni, un mix tossico di xenofobia e dispregio dei principi della Carta costituzionale.

«La giunta Conti prova a ricalcare il progetto del comune lombardo – denuncia il consigliere comunale Ciccio Auletta di Diritti in Comune – introducendo, “l’obbligo di produzione, da parte dei cittadini extracomunitari, di un certificato scritto, ottenibile mediante ambasciate e consolati, che certifichi i possedimenti immobiliari nella nazione di origine per poter accedere all’assegnazione degli alloggi popolari, e alle prestazioni sociali agevolate in tema di diritto alla casa”. In altre parole si parla dei servizi relativi al patrimonio di edilizia popolare residenziale, del regolamento dell’emergenza abitativa, e del bando contributo affitti».

A Lodi il provvedimento è stato bloccato per decisione della magistratura, ricorda l’onlus l’Altro Diritto, pronta a rilevare che il progetto della giunta pisana guidata dal leghista Michele Conti «rappresenta un’ipotesi di discriminazione diretta fondata sulla nazionalità, vietata sia dal diritto dell’Ue di fonte primaria e derivata, che dal diritto interno». È lo stesso concetto giuridico evidenziato dal Tribunale di Milano sul caso lombardo. Ma la coalizione di destra che amministra Pisa non se ne cura, visto che il consiglio comunale dovrebbe approvare il Dup entro la fine dell’anno, nelle pieghe del via libera al Bilancio di previsione per il 2019.

Le discriminazioni non si fermano qui, osserva ancora Auletta, che ha fatto esaminare il Dup e ha chiesto un parere legale a l’Altro Diritto. Quest’ultimo, che è anche un Centro universitario di informazione giuridica sul diritto degli stranieri e la tutela antidiscriminatoria, sia per l’Anci che per la Regione Toscana, ha dato una risposta chiara: «Dall’analisi del documento emergono profili discriminatori sia nella parte di indirizzo, sugli obiettivi strategici, che nella sezione dei programmi».

Alle discriminazioni sulla casa si aggiungono quelle sugli interventi di carattere sociale e di sostegno alla prima infanzia, come gli asili nido: «Il Dup – annota l’Altro Diritto – fornisce l’esplicita indicazione all’amministrazione di regolamentare ed emettere bandi che favoriscano i cittadini italiani, garantendo loro un accesso prioritario in materia di prestazioni di sicurezza sociale».

In risposta, i giuristi della onlus diffidano l’amministrazione pisana ad andare avanti: «Si ricorda preliminarmente che nel caso in cui una disposizione di qualunque rango (nazionale, regionale, locale) si ponga in contrasto con una norma europea direttamente applicabile, come è il caso della normativa europea sulla tutela antidiscriminatoria, sussiste un obbligo, anche della amministrazione, di disapplicazione della normativa interna non conforme».

Di conseguenza, «l’accesso ai diritti sociali essenziali, per espressa previsione nazionale e europea, deve essere garantito a tutti i cittadini stranieri in condizioni di parità rispetto al cittadino italiano, e indipendentemente dalla tipologia di permesso».

Il consigliere Auletta, che nonostante l’8% raccolto alle ultime elezioni di giugno (per Diritti in Comune, Rifondazione comunista e Possibile) non ha compagni d’avventura a Palazzo Gambacorti, lancia ugualmente un monito, in direzione dell’intero consiglio comunale: «In base al parere giuridico de l’Altro Diritto, è evidente che il documento proposto non è in alcun modo votabile. E vorrei ricordare che anche a Cascina la giunta della sindaca leghista Ceccardi ha fatto approvare un provvedimento analogo, nel bando per l’agevolazione delle tariffe per l’asilo nido: lì ai cittadini italiani viene richiesta la semplice dichiarazione sostitutiva di atto notorio, mentre agli stranieri è richiesta la documentazione, costosa e burocraticamente complicata, degli eventuali immobili posseduti all’estero. Così è arrivata, non per caso, un’altra diffida de l’Altro Diritto all’amministrazione Ceccardi».