Ore di pressing su Giuliano Pisapia, alla vigilia dell’assemblea di Campo progressista, stamattina a Roma all’Auditorium Antonianum (viale Manzoni). Le telefonate arrivano dalla minoranza Pd e dai non allineati con Renzi. All’ex sindaco chiedono di non chiudere all’alleanza, per non rendere inutile l’affondo di domani, lunedì, alla riunione della direzione.

Ma di «affondi» non tira aria, in realtà, e Campo progressista ha atteso a lungo un segnale di rimescolamento della carte. Il segnale non è arrivato e anzi nell’intervista di martedì scorso su La7 Renzi si è mostrato più sprezzante del solito nei confronti della sinistra.

Ormai in Campo progressista la presa d’atto che con Renzi non c’è dialogo è generalizzata, tranne pochi irriducibili.Pisapia l’ha ascoltata dai molti interventi dei suoi romani, martedì mattina. E poi venerdì notte anche dai suoi milanesi, riuniti nella sede di via Palestrina.

Resta il dubbio su quello che oggi dirà. L’ex sindaco fin qui avrebbe preferito, in assenza di un’alleanza di centrosinistra, ritirarsi sul fronte delle regionali (nel 2018 andranno alcune regioni fra cui Lazio, Friuli e Lombardia, nelle quali l’assenza di un’alleanza porterebbe a sicura sconfitta). Se il Pd resta i sordo agli appelli, c’è però un piano B, anzi due: la presentazione di una lista autonoma, giurano i suoi. Oppure: con la «lista unitaria» che si sta organizzando sotto la probabile futura guida di Piero Grasso se si caratterizzerà come il famoso «centrosinistra senza Pd» , con Pisapia appunto e Laura Boldrini.
Ieri intanto Mdp, Sinistra italiana e Possibile hanno lanciato per il 2 dicembre «una grande assemblea popolare insieme ai delegati e alle delegate che verranno eletti/e democraticamente i prossimi 25 e 26 di novembre». La partenza ufficiale della lista.