Il Pd vittima di polemiche campate in aria, su Macerata come sui sacchetti per la spesa. In campagna elettorale a Perugia, è il segretario Matteo Renzi, tradendo una certa difficoltà, a mettere insieme le due cose: «Sono mesi che il Pd è visto come punto di riferimento di tutti i problemi. Quella più stravagante è quella dei sacchetti di plastica».

E poi c’è Macerata: «Vedendo alcuni giornali non dico che mi sono arrabbiato, ma quasi. Ho letto alcune polemiche contro il Pd, ma ricapitoliamo i fatti: un dirigente della Lega, fascista, lui, prende una pistola e spara. E spara anche alla sede del Partito democratico di Macerata. Se non fosse stato sabato, uno dei nostri ragazzi, che peraltro si chiama Matteo, sarebbe stato a lavorare esattamente nella traiettoria del proiettile. Ora il Pd è preso a pistolettate per quello che ha fatto, per i valori che esprime. E sento gente che dice che il problema è il Pd». Ma Renzi invita i dem a «scrollarsi di dosso la paura. Non ci vergogniamo di quello che siamo. Scrolliamoci di dosso l’atteggiamento di queste ore, non dobbiamo vivere paralizzati dalla paura». Ultimamente lo ripete spesso.

Ma insiste: che dire delle polemiche nei confronti del ministro dell’Interno? «A chi contesta l’operato di Minniti, io rispondo che sono orgoglioso che il ministro degli interni si chiama Minniti e non Salvini». Conclusione: «Ogni voto dato a LeU, al partito di D’Alema, avvicina Salvini al governo».

Gli risponde il leader di Leu Pietro Grasso: «Renzi ripete ogni giorno lo stesso ritornello del voto utile. Liberi e Uguali oggi era in piazza contro il razzismo e a difesa della Costituzione: noi sappiamo da che parte stare». Ribadisce il concetto Arturo Scotto :«Chi è che avvicina Salvini al Governo del Paese? Chi non dice parole chiare contro il razzismo e ha perfino paura di scendere in piazza dopo un attentato o chi chiama le cose con il suo nome scende in piazza e difende la Costituzione?».