«Mimmo dei Curdi», «Mimmo l’Afgano», è riuscito a fare un nuovo miracolo: a Riace si è riunita, in un lungo corteo, e poi nello spazio aperto dell’auditorium che non è riuscito a contenere tutti, la sinistra diffusa e dispersa.

Autoconvocata.

Una buona formula per superare le diffidenze su quale sigla debba o non debba avere il primato della convocazione.

Si potrebbe dire che la cocciuta insistenza del manifesto nel chiedere, assieme a tanti che da settimane hanno scritto al giornale, una manifestazione unitaria, ha avuto il suo positivo effetto.

Riace, foto di Silvio Messinetti

Poiché autoconvocata, si è trattato di una bella manifestazione felicemente incasinata: lungo la strada quasi campestre che collega – sola via d’accesso – il cocuzzolo su cui sorge Riace con la statale ionica, una fila di 3 chilometri di auto ai due lati che ha bloccato i pullman in un groviglio inestricabile, la gente a piedi su per la collina quando la manifestazione al centro era già finita, sotto la pioggia battente che nel frattempo ha bruscamente interrotto la giornata assolata.

Il corteo, partito molte ore prima, si è fermato sotto la casa di Mimmo a salutarlo e applaudirlo e lui ha risposto commosso da dietro i vetri della sua domiciliare prigione.

Il «modello Riace» da ora in poi non sarà più solo quello prezioso di un’accoglienza che però non si limita a offrire rifugio ai migranti disperati, ma costruisce, insieme a loro e ai riacesi, una nuova comunità realmente comune.

Da ora in poi sarà anche un modello di «convocazione», basterà dire: «Come a Riace e nel nome di Riace e ci troveremo tutti nel tal giorno e nel tal posto».

Riace, foto di Adriano Sofri

È stato bello, mano mano che arrivavano i pullman e le auto, riconoscere (e trovarsi a essere riconosciuta) da tantissimi compagni con cui si è percorso un lungo cammino – dal vecchissimo defunto Pci al manifesto e al Pdup (scopro sempre che doveva trattarsi di un partito di massa se ancora in tanti sono presenti in ogni occasione di lotta) fino ai giovanissimi, davvero tanti: dell’Arci e di altre associazioni, di Sinistra italiana e Potere al popolo, centri sociali (un ragazzo col cartello «buonisti col cazzo»); molto sindacato (un vecchio compagno con cui abbiamo fatto i picchetti nel ’69 nella sua fabbrica di Milano, dov’era andato a lavorare dalla Calabria); sindaci e sindachesse coraggiose nella Calabria della ’ndrangheta.

E anche un variopinto e allegro corteo nel corteo di migranti.

Riace, foto di Silvio Messinetti

Una storia lunga che si dipana per Riace, con noi c’è anche Lotta Continua, nella persona di Adriano Sofri; e il professor Silvio Greco che si presta a fare da strillone per la vendita del manifesto da un balconcino improvvisato (va avanti per quasi un’ora).

Quanti siamo? Abbiamo scrupolosamente calcolato il numero dei mezzi di trasporto: per noi tra i settemila e i diecimila.