«MbS not welcome»: è il chiaro messaggio inviato dai tunisini al principe saudita e al governo di Tunisi, in vista della visita del delfino di martedì prossimo. Mohammed bin Salman ha iniziato giovedì un tour mediorientale alla ricerca di sostegno in un periodo di crisi dopo l’omicidio del giornalista Khashoggi. Dopo gli Emirati, il Bahrain e l’Egitto, volerà in Tunisia.

Ma se il governo lo accoglie a braccia aperte, non vale lo stesso per opposizioni, società civile, giornalisti e associazioni per i diritti umani. Per martedì è previsto un raduno di fronte al palazzo presidenziale di Cartagine e 50 avvocati sono in procinto di presentare ricorso alla corte, a nome del sindacato dei giornalisti, di attivisti e blogger per impedire la visita: «Il sangue di Khashoggi non è ancora asciutto, l’assassino bin Salman non è il benvenuto in Tunisia, il paese della transizione democratica», dice Neji Bghouri, segretario del sindacato dei giornalisti. Il Fronte Popolare parla «di provocazione verso il popolo tunisino e la sua rivoluzione» citando la guerra allo Yemen e la normalizzazione con Israele.

Diversa l’opinione del presidente Essebsi: MbS «è il benvenuto come il resto dei fratelli arabi». L’ennesimo “screzio” tra governo e popolo a pochi giorni dallo sciopero di massa di giovedì scorso.